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Riccardo, morto dopo fermo di polizia a Pescara. La Procura: “Decesso per trauma toracico, nessun ruolo taser”

La causa del decesso del giovane, all’esito dell’autopsia eseguita questa mattina, è una “sommersione interna emorragica da trauma toracico chiuso”. Lo rende noto la Procura del capoluogo adriatico: “L’utilizzo del taser da parte del personale di polizia non ha avuto alcun ruolo ai fini del determinismo della morte”.
A cura di Davide Falcioni
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La morte di Riccardo Zappone, 30 anni, avvenuta dopo un malore accusato in una camera di sicurezza della questura di Pescara dopo essere stato colpito con una pistola taser da due agenti, è al centro di un'inchiesta complessa che al momento vede tre persone – un carrozziere e due giovani operai – indagate per una presunta rissa che avrebbe coinvolto il ragazzo poco prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. Non si tratta di agenti di polizia, dunque, bensì di soggetti che avrebbero avuto un ruolo nella colluttazione avvenuta, secondo la prima ricostruzione, all’interno di un’officina nel quartiere San Donato.

La causa del decesso del giovane, all'esito dell'autopsia eseguita questa mattina dal medico legale Cristian D'Ovidio, è una "sommersione interna emorragica da trauma toracico chiuso". Lo rende noto la Procura del capoluogo adriatico, sottolineando che "l'utilizzo del taser da parte del personale di polizia non ha avuto alcun ruolo ai fini del determinismo della morte".

Stando a quanto emerso finora, Riccardo avrebbe chiamato due volte i numeri di emergenza – 112 e 113 – cercando aiuto. "Perché si fidava di loro", ha raccontato a Repubblica la madre Tiziana, stimata architetta della città. Ma all’arrivo degli agenti, nonostante la presenza di una certificazione di disabilità psichica, non sono stati immediatamente coinvolti i sanitari. È stato invece utilizzato il taser, più volte secondo alcuni testimoni, forse anche dopo l'arrivo in Questura.

Riccardo aveva assunto cocaina, secondo quanto accertato dagli investigatori. Una combinazione che – insieme all'uso della pistola elettrica – potrebbe aver contribuito al decesso. Ma restano aperti interrogativi importanti: perché era scoppiata una rissa? Chi lo ha condotto fin lì? E soprattutto: il ricorso al taser da parte dei poliziotti intervenuti era indispensabile?

Il dolore della famiglia di Riccardo: "Tutti abbiamo diritto a vivere"

"Riccardo era un ragazzo dolcissimo, pieno di sensibilità", racconta ancora la madre, che si è recata in Questura nel tentativo di ricostruire gli ultimi movimenti del figlio. "Non punto il dito contro nessuno, ma voglio la verità. Se hanno usato il taser, lo avranno fatto perché era agitato. Ma il taser non è un giocattolo. Non possiamo ignorare che in altri casi il suo uso si è concluso con la morte". E infine: "Dobbiamo imparare a conoscere e rispettare le neurodivergenze. Non tutti siamo uguali, e ci sono fragilità che vanno comprese. Ma tutti abbiamo diritto a vivere. E ad essere felici. Anche Riccardo".

Anche il padre, Andrea Zappone, insegnante di musica, si unisce ai dubbi: "Perché è stato portato in commissariato? Non era più opportuno chiamare il 118 e disporre un Tso, come era accaduto in passato?". E ancora: "Era davvero necessario utilizzare quella pistola elettrica?".

Gli indagati: "Era fuori di sé, si vedeva che non stava bene"

Sulla vicenda è intervenuto anche uno degli indagati, Angelo De Luca: "C'è stata una colluttazione tra me e quel ragazzo, mi dispiace come sono andate dopo le cose. Ma nonostante le parolacce e le minacce non l'ho preso a pugni. E meno male che non l'ho colpito", ha detto al quotidiano ‘Il Centro'. L'uomo, titolare dell'officina in cui c'è stata la colluttazione, parla di una caduta in cui il giovane avrebbe sbattuto la testa e sottolinea che il ragazzo "era fuori si sé, stava agitato, sbraitava, parlava forte, era come se avesse paura di qualcuno o di qualcosa, era sporco di sangue sotto le narici, si vedeva che non stava bene". "Era super eccitato, ho capito che aveva preso qualcosa, che era drogato. Gli ho detto ‘lasciami perdere, fammi lavorare'", racconta ancora l'uomo, che riferisce anche di come Zappone gli abbia "buttato dieci euro in terra" e di come il giovane continuasse a urlare "io qua ammazzo tutti quanti".

Quando il meccanico l'ha invitato ad andarsene, Zappone "ha preso la mazza della scopa e se n'è andato verso il bar di mia figlia e verso l'ex circolo tennis, dove stanno ormai tutti i balordi e i tossicodipendenti". Poi l'arrivo degli altri due indagati, il genero e il fratello: "Mio genero che aveva la scopa gliel'ha lanciata per impaurirlo e mio fratello ha cercato di agguantarlo. Dopo che ha cercato di lanciarmi un carrello, ha iniziato a tirare pugni, uno l'ho schivato, l'altro mi ha preso e io a quel punto l'ho spinto. È caduto prima di sedere e poi è andato indietro con la testa. Forse un quarto d'ora dopo è arrivata la polizia, due pattuglie. Dicono che in quattro ci hanno messo mezzora per caricarlo sulla macchina".

Le reazioni della politica alla morte di Riccardo Zappone

Nel frattempo, il caso ha sollevato un acceso dibattito sull’uso del taser da parte delle forze dell’ordine. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha espresso cordoglio per la morte del giovane, assicurando che saranno condotti tutti gli accertamenti necessari per stabilire eventuali responsabilità. "È nostro interesse capire cosa sia accaduto", ha detto, ribadendo però che il taser rappresenta spesso una soluzione meno letale rispetto all’arma da fuoco.

Più netta la posizione del vicepremier Matteo Salvini, che ha difeso senza riserve l’utilizzo della pistola elettrica. "Il taser ha salvato centinaia di vite e prevenuto migliaia di reati", ha affermato, mettendo in guardia contro chi vorrebbe limitarne l’uso.

Di tutt’altro avviso Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, che ha chiesto il divieto del taser, citando anche dati forniti da Amnesty International. "Sono armi che sollevano interrogativi etici e legali in tutto il mondo", ha dichiarato, evidenziando il rischio di abusi soprattutto nei confronti delle persone fragili.

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