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Rapimento Silvia Romano, braccio di ferro col Kenya: respinge i nostri investigatori

Da mesi della nostra connazionale 23enne rapita in Kenya non si sa più nulla. Le indagini della polizia locale sembrano a un punto morto ma a preoccupare è il silenzio delle autorità keniane di fronte alle continue richieste da parte dell’Italia di poter inviare investigatori dei carabinieri sul posto.
A cura di Antonio Palma
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A quattro mesi di distanza dalla terribile notizia del rapimento della volontaria italiana Silvia Romano in Kenya, del Paese africana ancora nessuna notizia certa sule sorti della nostra giovane connazionale, sequestrata  il 20 novembre 2018 nel villaggio di Chakama, a 80 chilometri da Malindi  mentre era impegnata  in un programma di aiuti per la onlus marchigiana Africa Milele. Dopo le prime settimane in cui dalle autorità del Kenya arrivava ottimismo per una felice conclusione della vicenda, con arresti e indicazioni sui presunti responsabili e il loro covo, le notizie si sono improvvisamente interrotte così come, cosa molto più preoccupante, si sono fermati i canali di comunicazione con le nostre autorità. Come rivela il Corriere della Sera,  infatti, da mesi ormai i kenyani  non rispondono alle sollecitazioni inviate dai nostri canali diplomatici per partecipare alle indagini.

Da quando Silvia Romano è sparita, il Governo italiano infatti avrebbe inviato già almeno otto richieste per essere autorizzato a inviare un pool di investigatori dei carabinieri a Nairobi, l'ultima solo pochi giorni fa, ma dal governo locale non è arrivata nessuna risposta. L'Italia aveva chiesto subito di poter collaborare attivamente all'inchiesta con esperti investigatori dei carabinieri del Ros. In accordo con la magistratura, sono state presentate istanze a vari livelli , sia alla polizia locale sia agli organi governativi, ma dal Kenya come risposta è arrivato solo il silenzio assoluto. Un silenzio che è diventato ancora più preoccupante dopo i primi mesi di attività investigativa della polizia keniana.

Gli arresti di alcuni presunti responsabili, le rivelazioni e le voci che si sono rincorse nei primi mesi della sparizione della 23enne, infatti, ben presto sono finiti in un vicolo cieco. L'unica speranza dell'Italia per avere informazioni più certe ora è affidata dai servizi di intelligenze che operano nell'aera. Lo stesso premier Giuseppe Conte nei giorni scorsi ha dovuto ammettere: "Stiamo seguendo il caso attraverso canali di discrezione, più che canali diplomatici è la nostra intelligence che ci sta lavorando. Posso dire che c’è stato un momento in cui sono stato confidente che si potesse avere un risultato positivo a portata di mano. I gruppi criminali sono stati individuati, ma non siamo ancora riusciti a venirne a capo e a raggiungere quel risultato per cui lavoriamo da mesi".

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