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Incidente ferroviario a Brandizzo, ultime news

“Quello che è successo a Brandizzo era una prassi abituale”: parola dell’ex dipendente della Sigifer

Secondo un ex dipendente della Si.gi.fer. di Borgo Vercelli, per cui lavoravano i cinque operai morti nella strage di Brandizzo, “è già capitato molte volte di iniziare i lavori in anticipo, ci portavamo avanti con il lavoro”. Fatto confermato da altri colleghi: “Fanno tutti così”.
A cura di Ida Artiaco
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La strage di Brandizzo, in cui sono morti travolti da un treno cinque operai che stavano lavorando alla manutenzione dei binari della stazione, sarebbe frutto di una prassi consolidata, quella cioè di iniziare prima i lavori "perché così fanno tutti".

È quanto avrebbe raccontato ai pubblici ministeri Valentina Bossi e Giulia Nicodemo l’ex operaio della Si.gi.fer. di Borgo Vercelli, Antonio Veneziano. Il quale aveva già spiegato ai media cosa succedeva quando lavorava per l'azienda da cui dipendevano le cinque vittime di Brandizzo, Kevin Laganà, 22 anni, Michael Zanera, 34, Giuseppe Sorvillo, 43, Giuseppe Lombardo, 52 e Giuseppe Aversa, 49.

"È già capitato molte volte di iniziare i lavori in anticipo. In molte occasioni in cui ho lavorato lì, quando sapevamo che un treno era in ritardo ci portavamo avanti con il lavoro. C’era una regolazione, cioè il restringimento del binario, da fare con un convoglio atteso fuori dall’orario corretto di passaggio. Iniziavamo a lavorare, svitavamo i chiavardini. Dopodiché, prima del passaggio dei convogli ci buttavano fuori dai binari. Eravamo in sei-sette per ogni gruppo ma in quei casi c’era chi guardava le spalle. L’altra notte non è andata così, erano tutti sulla massicciata", avrebbe detto Veneziano come riporta il quotidiano La Stampa.

Ed anche altri colleghi avrebbero confermato la prassi sempre al giornale di Torino. "Sappiamo che si inizia a lavorare quando il capo ci dice a voce che possiamo farlo e ce lo dice non quando arriva un pezzo di carta ma quando i treni hanno smesso di passare. Fanno tutti così". Per questo, gli inquirenti sono ora al lavoro per accertare se di quanto succedeva normalmente sul lavoro erano al corrente anche i vertici di Rete Ferroviaria Italiana.

Al momento, risultano indagati Antonio Massa, addetto Rfi alla scorta del cantiere, è indagato per disastro ferroviario e omicidio plurimo con dolo eventuale, assistito da un legale d'ufficio, e il capocantiere, Andrea Girardin Gibin, 52 anni. Secondo l’accusa la colpa di quest'ultimo sarebbe di avere fatto scendere sui binari i suoi operai senza prima avere il foglio col nulla osta. Per Massa invece ci sono le telefonate. Le indagini continuano.

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