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Quanto è letale Omicron e quanto sono efficaci i vaccini contro questa variante del Covid

I più recenti dati relativi a Omicron e che riguardano la sua letalità intrinseca, paragonata a quella di Delta, e l’efficacia dei vaccini contro le due varianti.
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A cura di Giorgio Sestili
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L’identikit di Omicron ora è molto più chiaro. Sono tre mesi che studiamo da vicino la nuova variante del Sars-CoV-2 che in pochissimo tempo è stata capace di portare in tutto il mondo i contagi a livelli mai visti prima. Gli studi sono partiti dalle sue caratteristiche biologiche, che ne hanno analizzato le diverse mutazioni (ne abbiamo parlato qui), per poi passare alla raccolta e all’analisi dei dati di sequenziamento ed epidemiologici. Una ricerca scientifica su scala globale vissuta in diretta e sotto gli occhi di tutti, che passo dopo passo ha costruito l’enorme bagaglio di conoscenze che oggi abbiamo su Omicron e sulla pandemia in generale. Un gigantesco esperimento a cielo aperto, che ha permesso a tutti – o almeno a chi vuol vedere e capire – come funzionano la scienza e il progresso scientifico, fatto di tentativi, errori e conquiste.

Nell’analisi di oggi parleremo dei più recenti dati relativi a Omicron e che riguardano la sua letalità intrinseca, paragonata a quella di Delta, e l’efficacia dei vaccini contro le due varianti.

Il crollo del tasso di ospedalizzazioni in Europa

Se un anno fa qualcuno ci avesse detto che in Italia o in altri Paesi europei avremmo raggiunto punte di 300 mila nuovi contagi quotidiani senza vedere gli ospedali stracolmi di pazienti, chi ci avrebbe creduto? Eppure, così è andata. Il Grafico 1 mostra i nuovi casi giornalieri (linea blu) e le ammissioni ospedaliere (linea rossa e moltiplicate per un fattore che permetta di avere le due linee sovrapposte nel punto iniziale) relative al Regno Unito, Germania, Francia e Spagna. Come si vede, per tutti i Paesi le due linee si muovono insieme nel primo periodo di dicembre, in cui le ospedalizzazioni erano ancora dovute alla variante Delta. Poi le linee blu si impennano, segno dell’inizio dell’ondata dei contagi da Omicron, mentre le linee rosse delle ospedalizzazioni salgono molto meno, segno che in tutti i Paesi il tasso di ospedalizzazioni con Omicron si è notevolmente ridotto rispetto a Delta.

Grafico 1 : nuovi casi positivi (linee blu) e nuove ammissioni ospedaliere (linee rosse) per UK, Germania, Francia e Spagna. Le ammissioni ospedaliere sono moltiplicate per un fattore che permette di far coincidere i punti di partenza delle due linee.
Grafico 1 : nuovi casi positivi (linee blu) e nuove ammissioni ospedaliere (linee rosse) per UK, Germania, Francia e Spagna. Le ammissioni ospedaliere sono moltiplicate per un fattore che permette di far coincidere i punti di partenza delle due linee.

Lo stesso fenomeno avviene in Italia (Grafico 2) dove si vede chiaramente quando, intorno alla metà di dicembre, prende via l’ondata dovuta a Omicron ma il tasso di ospedalizzazione, per nostra fortuna, sale molto più lentamente.

Grafico 2 : nuovi casi positivi (linea blu) e nuove ammissioni ospedaliere (linea rossa) in Italia. Le ammissioni ospedaliere sono moltiplicate per un fattore 28 che permette di far coincidere i punti di partenza delle due linee.
Grafico 2 : nuovi casi positivi (linea blu) e nuove ammissioni ospedaliere (linea rossa) in Italia. Le ammissioni ospedaliere sono moltiplicate per un fattore 28 che permette di far coincidere i punti di partenza delle due linee.

La minore letalità di Omicron rispetto a Delta

Grazie ai dati pubblici a nostra disposizione è possibile anche studiare come è variata la letalità del virus nel passaggio da Delta a Omicron. La stima della letalità di un virus dipende da molteplici fattori: quanti tamponi vengono fatti, l’età media della popolazione di riferimento, la percentuale di popolazione vaccinata, l’efficienza del sistema sanitario, il modo in cui vengono conteggiati i decessi per Covid o con Covid. Tali parametri, come ormai sappiamo, possono variare molto da Paese a Paese, e per questo fin dall’inizio della pandemia abbiamo notato stime della letalità del virus tra loro molto diverse. A valle di queste considerazioni appare evidente che, per stimare la variazione della letalità del virus nel corso del tempo, la cosa migliore da fare sia misurarla all’interno dello stesso Paese in due diversi periodi temporali, ipotizzando che i suddetti parametri restino pressoché invariati. Il Grafico 3 confronta, per la maggior parte dei Paesi europei, il tasso di letalità di novembre dovuto alla variante Delta (asse x) con la variazione percentuale del tasso di letalità di febbraio rispetto a quello di novembre (asse y). Per i Paesi che stanno intorno al valore 20 dell’asse y (la maggior parte nel grafico), significa che il tasso di letalità di Omicron si è ridotto di un fattore 5 rispetto a quello di Delta. Le nazioni sulla destra sono quelle che a novembre avevano il tasso di letalità più alto e che guarda caso sono quelle che hanno vaccinato meno: Bulgaria 16%, Romania 28% e Polonia 58%.

Grafico 3 : tasso di letalità di novembre (asse x) in funzione della variazione percentuale del tasso di letalità di febbraio rispetto a quello di novembre (asse y).
Grafico 3 : tasso di letalità di novembre (asse x) in funzione della variazione percentuale del tasso di letalità di febbraio rispetto a quello di novembre (asse y).

Il fenomeno si vede ancora meglio nel Grafico 4, dove abbiamo riportato i dati della letalità di novembre (barre arancioni) e quella di febbraio (barre azzurre) di Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito. Si vede benissimo come tutti abbiano ridotto di almeno un fattore 5 la letalità tranne il Regno Unito, dove però a novembre era già molto bassa. Il motivo di ciò è dovuto probabilmente a due fattori:
1. l’enorme numero di tamponi effettuati in UK, primi in Europa, che aumenta il numero di casi positivi individuati e quindi “allarga” il denominatore;
2. il fatto che Omicron a novembre si stesse già diffondendo nel Regno Unito

Grafico 4 : letalità di novembre (barre arancioni) e quella di febbraio (barre azzurre) di Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito
Grafico 4 : letalità di novembre (barre arancioni) e quella di febbraio (barre azzurre) di Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito

Lo stesso fenomeno avviene nei Paesi in Europa che hanno vaccinato meno. Dal Grafico 5 si vede infatti che in Bulgaria e Romania a novembre il tasso di letalità era ancora altissimo, vicino a 4, mentre a febbraio si è ridotto a 1 in Bulgaria e addirittura a 0,46 in Romania. Questo è avvenuto nonostante la bassa percentuale di popolazione vaccinata, segno che la causa è da ricercarsi nella variante Omicron e nelle sue caratteristiche.

Grafico 5 : letalità di novembre (barre arancioni) e quella di febbraio (barre azzurre) di Bulgaria, Croazia, Polonia, Romania e Slovacchia.
Grafico 5 : letalità di novembre (barre arancioni) e quella di febbraio (barre azzurre) di Bulgaria, Croazia, Polonia, Romania e Slovacchia.

L’efficacia dei vaccini contro Omicron

Un’altra importante prova della minore pericolosità di Omicron rispetto a Delta proviene dai dati sull’efficacia dei vaccini nel prevenire le ospedalizzazioni (fonte UK Health Security Agency). Dal Grafico 6 si vede infatti che la protezione dei vaccini contro Delta è in generale più alta e sempre superiore al 90%, sia con due dosi, sia con la dose booster. Con Omicron invece scende rapidamente dopo la seconda dose per risalire a buoni livelli con la booster, ma comunque al di sotto del 90%.

Grafico 6 : efficacia di due dosi del vaccino BNT162b2 (Pfizer) e della dose booster con BNT162b2 (Pfizer) o con mRNA-1273 (Moderna) nel prevenire le ospedalizzazioni contro Delta (quadratini) e Omicron (cerchietti).
Grafico 6 : efficacia di due dosi del vaccino BNT162b2 (Pfizer) e della dose booster con BNT162b2 (Pfizer) o con mRNA-1273 (Moderna) nel prevenire le ospedalizzazioni contro Delta (quadratini) e Omicron (cerchietti).

Un’altra buona notizia arriva proprio dalla dose booster, che sembra mantenere nel tempo un livello di protezione più alto rispetto alle sole due dosi, dato che giustifica la dichiarazione di Nicola Magrini, direttore generale dell’AIFA, che alla domanda se ci sarà o meno una quarta dose ha risposto: “Non sarà una quarta dose, ma un richiamo che auspichiamo annuale, e dovremo forse fraternizzare anche con quello".

In collaborazione con Francesco Luchetta

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Fisico di formazione, comunicatore scientifico di professione. Mi occupo di scienza, tecnologia, innovazione, e aiuto a comunicarle bene. Fondatore del progetto "Coronavirus - Dati e Analisi Scientifiche". Tutto su di me su giorgiosestili.it
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