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Guerra in Ucraina

Quanto costerà la guerra in Russia a ciascun italiano

La Cgia: “Per il 2022 a causa della guerra si dovrebbe registrare un calo del Pil di 24 miliardi di euro reali, corrispondenti a una perdita di potere d’acquisto medio per ciascuna famiglia italiana pari a 929 euro”.
A cura di Davide Falcioni
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A meno di colpi di colpi di scena, che non sembrano purtroppo essere all'orizzonte, la guerra in Ucraina farà sentire i suoi effetti anche sulle tasche degli italiani in modo molto pesante: per il 2022 infatti si dovrebbe registrare un calo del Pil di 24 miliardi di euro reali, corrispondenti a una perdita di potere d'acquisto medio per ciascuna famiglia italiana pari a 929 euro. Lo rileva la Cgia, che ha stimato questo costo dal confronto tra le ultime previsioni di crescita del Prodotto Interno Lordo realizzate prima dell'inizio del conflitto (gennaio 2022) con le successive realizzate dopo l'invasione russa (aprile), dove emerge che il calo della ricchezza prodotta in Italia sarà dell'1,4%.

L'inflazione peserà maggiormente sulle famiglie più povere

Secondo lo studio della Cgia, nel 2022 l’inflazione è prevista attorno al 6 per cento e, come sostengono gli esperti, è una tassa e della peggiore specie. "Non si
versa come gli altri tributi, ma la si ‘paga' subendo la riduzione del potere d’acquisto che colpisce, in particolar modo, chi ha un reddito fisso. Se quella presente quest’anno è alimentata dall’aumento dei prezzi dei beni energetici che importiamo dall’estero, questo tipo di inflazione è ancor più allarmante perché colpisce le famiglie meno abbienti. Secondo l’Istat, infatti, con un caro vita in crescita del 6 per cento, questo si traduce in un incremento effettivo dell’8,3 per cento per le famiglie più povere e del 4,9 per cento per quelle benestanti. La ragione di questa asimmetria è riconducibile al fatto che nel carrello
della spesa dei meno abbienti, i beni e i servizi ove i prezzi sono aumentati, come gli alimentari, pesano in proporzione maggiore delle altre tipologie di consumatori. Il Governo dovrebbe intervenire subito, tagliando in misura importante il cuneo fiscale. Solo con una misura salva-salari, infatti, potremmo evitare il crollo dei consumi delle famiglie e, conseguentemente, anche i ricavi degli artigiani e dei piccoli commercianti".

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Cgia: "Più penalizzate le famiglie del Trentino Alto Adige"

I nuclei familiari più penalizzati saranno quelli residenti in Trentino Alto Adige (-1.685 euro), nella Valle d’Aosta (-1.473 euro) e nel Lazio (-1.279 euro). Mentre le prime due regioni risentiranno, principalmente, dell’aumento dei costi energetici, la terza, che è molto condizionata dai risultati della provincia di Roma, patirà, in particolar modo, del forte calo dei consumi interni e per l’effetto dell’inflazione sui beni importati (nel biennio 2020-2021 la regione Lazio ha registrato un saldo commerciale negativo di ben 17 miliardi di euro). "Altrettanto critica – spiega la Cgia – la situazione in Veneto (-1.065 euro), in Toscana (-1.059 euro) e in Basilicata (-1.043 euro); in queste due realtà del Centro-Nord la perdita di potere d’acquisto sarà riconducibile, in particolar modo, alla contrazione della domanda interna e ai rincari delle bollette di luce e gas, così come nel Piemonte (-1.039 euro) e in Emilia Romagna (-1.035 euro). Per le regioni del Sud, infine, l’impatto della crisi sarà meno ‘violento'; con costi energetici molto più contenuti che nel resto del Paese, un’economia
meno aperta ai mercati internazionali e dimensionalmente più piccola in termini di Pil procapite, l’impatto negativo sulle famiglie sarà più contenuto".

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