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Quali sono le province italiane dove si vive meglio: la classifica 2025 in base alla qualità della vita

Trento è la provincia italiana dove si vive meglio, seguono Bolzano e Udine. Lo ha stabilito l’indagine sulla qualità della vita del Sole 24 Ore per il 2025. Ultima Reggio Calabria, spaccatura tra Nord e Sud: le ultime 22 classificate sono meridionali.
A cura di Eleonora Panseri
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Trento – immagine di repertorio.
Trento – immagine di repertorio.

È stata pubblicata la classifica 2025 sulla qualità della vita nelle province italiane, basata sull'annuale indagine del Sole 24 Ore lanciata nel 1990 per misurare i livelli di benessere. I risultati della ricerca sono stati presentati oggi, lunedì 1 dicembre, sulle pagine del quotidiano.

Nella valutazione sono considerati 90 indicatori, suddivisi in sei macrocategorie tematiche (ciascuna composta da 15 indicatori): ricchezza e consumi; affari e lavoro; ambiente e servizi; demografia, società e salute; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero.

Dall'indagine emerge ancora una volta il divario Nord-Sud: le province del settentrione occupano i primi posti della classifica, le ultime 22 sono invece meridionali.

Quali sono le province italiane in cui si vive meglio: la top 10

Sulla vetta del podio troviamo la provincia di Trento, già incoronata regina dell’Indice di Sportività 2025 e di Ecosistema Urbano, mentre al secondo e terzo posto ci sono Bolzano e Udine.

In tutta la top 10 trionfa il Nord Italia. Bologna al quarto posto è seguita da Bergamo (vincitrice del 2024). Mentre Treviso, Verona e Milano sono rispettivamente al sesto, settimo e ottavo. Chiudono le prime 10 posizioni Padova e Parma.

Il risultato ottenuto da Trento è frutto "di un lungo percorso di responsabilità e scelte politiche volte a creare le condizioni affinché ai cittadini sia garantito l'accesso non solo a servizi pubblici adeguati, ma anche di alta qualità, in grado di rispondere alle nuove sfide che una società in continuo mutamento esprime", ha detto il Presidente Maurizio Fugatti.

"Il nostro è un territorio che beneficia dell'operosità e della dedizione dei suoi abitanti, in cui l'Autonomia non è solo un retaggio del passato, ma qualcosa di vivo, da custodire assieme", ha aggiunto.

Il confronto con la classifica del 2024

Rispetto al 2024 nella top 10 della classifica generale salgono di una posizione sia Trento che Bolzano, Udine di tre e Bologna di ben cinque. Scende invece di quattro Bergamo che, come già detto, l’anno scorso aveva raggiunto il vertice.

Grande salto invece per Treviso che guadagna 18 posizioni, stabile invece Verona al 7° (l'anno scorso era salita di tre). Nel 2025 troviamo all’8°, 9° e 10° Milano, Padova e Parma che guadagnano rispettivamente quattro, nove e 16 posizioni.

Qualità della vita, il divario tra Nord e Sud

Per quanto riguarda le città del Centro Firenze resta stabile al 36esimo posto, Roma invece sale di 13 gradini rispetto all’edizione 2024 arrivando 46esima.

Mentre il Sud e le Isole rimangono indietro. Cagliari al 39esimo posto è la prima provincia meridionale per piazzamento e Reggio Calabria è l’ultima della classifica, al 107esimo. Napoli guadagna due posizioni ma si piazza al 104esimo posto; anche Palermo risale di tre posizioni e si classifica 97esima.

"Il dato conferma una spaccatura geografica che in 36 edizioni della Qualità della vita non ha accennato a sanarsi, – sottolinea il quotidiano – nonostante i punti di forza del Sud nella demografia, nel clima, nel costo della vita decisamente più accessibile, e i fondi (inclusi quelli del Pnrr) che negli anni hanno contribuito a dare una spinta alle imprese e al Pil dei territori in questione: le ultime 22 classificate, infatti, continuano a essere province meridionali".

La mappa pubblicata sul sito del Sole 24 Ore.
La mappa pubblicata sul sito del Sole 24 Ore.

I criteri di valutazione dell'indagine

Come già anticipato, l’indagine, come si legge sul Sole 24 Ore, prende in esame 90 indicatori, suddivisi in sei macrocategorie tematiche (ciascuna composta da 15 indicatori): ricchezza e consumi; affari e lavoro; ambiente e servizi; demografia, società e salute; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero.

L’aumento da 42 a 90 indicatori, proposto dal 2019 in poi, consente di misurare diversi aspetti del benessere. Gli indicatori sono tutti certificati, forniti da fonti ufficiali, istituzioni e istituti di ricerca (come il ministero dell’Interno o della Giustizia, Istat, Inps, Siae e Banca d’Italia); o da realtà certificate (come Scenari Immobiliari, Cribis, Iqvia, Tagliacarne e Infocamere).

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