Profumo contro gli studenti fuori corso: sono troppi e hanno un costo sociale

Non piaceranno a tutti le ultime dichiarazioni rilasciate a Palermo dal Ministro dell’Università e della Ricerca Francesco Profumo riguardo i problemi dell’università italiana. In particolare Profumo ha fatto riferimento a quella che a suo avviso è una piaga tutta nostrana che riguarda gli studenti fuori corso: “I numeri parlano chiaro, in Italia uno studente universitario su tre resta indietro con gli studi. È un costo sociale enorme che non possiamo permetterci, che non possiamo più permetterci”. Quei numeri parlano di 600mila studenti (circa il 33% del totale di iscritti) che effettivamente non riescono a completare il loro percorso di studi nei tempi stabiliti e che, per Profumo, diventano così “un problema culturale”.
“Manca il rispetto delle regole”, i fuori corso pagheranno più tasse – Questo perché, secondo il titolare del dicastero, in Italia manca il rispetto delle regole e dei tempi, rispetto che la scuola deve saper insegnare. Dunque, è necessario “cambiare rotta”. Profumo ha anche detto che, a suo avviso, per questi studenti non sono necessarie regole più restrittive ma occorre che le università si diano nuovi strumenti, più adeguati, per aiutare i ragazzi a fare scelte consapevoli e mature. Solo in questo modo, insomma, si potrebbe sanare “un guasto strutturale”. Ma gli studenti fuori corso potrebbero pagarla cara in termini di tasse universitarie: uno dei provvedimenti della spending review sembrerebbe puntare proprio sull’aumento delle tasse per coloro che restano più anni all’università rispetto a quelli definiti dall’ordinamento.
Lo studente va seguito di più – Non sarebbe però una punizione per Profumo, convinto del fatto che la ricetta per i fuori corso sia, appunto, quella di valorizzare questi studenti. Come? Per esempio “come stiamo facendo con il portale Universitaly, creato appositamente per accompagnare gli studenti nel loro percorso di studi o con Alma Mater, che offre informazioni sull’insieme delle prospettive offerte dalla formazione universitaria”. Insomma, vanno create le condizioni affinché lo studente possa seguire con regolarità i corsi e dare gli esami e che se svolge anche un lavoro deve essere indirizzato a scegliere la formula del part-time. Che i soldi possano essere un deterrente ma che il problema fuori corso vada risolto seguendo lo studente ne è convinto anche Pierluigi Celli, direttore della Luiss. Al di là delle tasse che i ragazzi pagano per la loro formazione, infatti, Celli afferma che alla Luiss lo studente che non dà esami per due semestri consecutivi viene seguito da un tutor che indaga sui suoi problemi. E nella sua università, in media, gli studenti si laureano in 5 anni e tre mesi contro una media italiana di 8 anni.