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Professore hackerato: il suo video hard inviato a studenti e colleghi dell’università

Un hacker ha violato l’account di un professore dell’Università di Torino e, oltre a impadronirsi del materiale che vi era contenuto, ha diffuso un filmato osé che lo vedeva protagonista in una newsletter con colleghi e allievi del docente. Il docente ha sporto denuncia.
A cura di Biagio Chiariello
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Un pirata informatico sarebbe entrato nella rete interna dell’università per rubare dati e video dall’account di un professore: in particolare l’hacker ha messo gli occhi su un filmato di natura sessuale, che ha inviato con una newsletter a tutti i colleghi e gli studenti dell’uomo. La vicenda è raccontata da La Stampa che spiega come sul caso sia stato poi presentato un esposto alla polizia postale a fine marzo 2018. La procura ha aperto un'indagine, che si trova ancora nella sua fase iniziale. Ora gli investigatori stanno ascoltando tutte le persone coinvolte in questa storia che all'interno dell'ateneo ha destato clamore e scandalo, inclusa la stessa vittima dell'accaduto per capire se lui, in qualche modo, abbia diffuso le password per accedere ai suoi dati riservati. Sembra che l'uomo abbia dovuto subire anche insulti e minacce anonime da parte di altre persone che frequentano l'università, studenti e forse anche qualche collega. La polizia postale sta ora tracciando tutti gli accessi agli account interni alla rete universitaria e individuare quale newsletter è stata utilizzata per la diffusione del video.

Come spiega La Stampa, che riporta la notizia: “Non dovrebbe essere difficile risalire alla traccia digitale lasciata da chi ha voluto fare un torto così grave al docente. L’ipotesi alternativa è che il professore abbia dato per eccessiva fiducia le sue password a qualcuno che poi lo ha tradito. Infine che sempre qualcuno abbia scoperto per caso la password che dava l’accesso alla casella di posta violata per poi farne un uso illegale. L’unico account? La possibilità che ad agire possa essere stato un hacker è – per ora – quella più remota”. Quel che certo è che un episodio del genere induce a manifestare dei dubbi, da un punto di vista tecnico, sulla sicurezze e sulla tutela digitale della privacy interna dell’Università e delle sue comunicazioni interne.

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