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Prof assolto a Catania, cosa c’è scritto nella sentenza: “Comportamento predatorio e ossessivo”

Stanno facendo discutere le motivazioni della sentenza con cui il professor Santo Torrisi, 68 anni, ex docente presso l’Università di Catania e coordinatore del personale tecnico, è stato assolto dall’accusa di violenza sessuale. A denunciare molestie e abusi, aggravati dalla posizione di potere ricoperta dal professore, sono state sette studentesse. Ecco cosa hanno scritto i giudici.
A cura di Eleonora Panseri
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Stanno facendo discutere le motivazioni della sentenza, circolate nelle scorse ore, con cui il professor Santo Torrisi, 68 anni, ex docente del corso universitario di "Tecniche di fisiopatologia, cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare" presso l’Università di Catania e coordinatore del personale tecnico, è stato assolto dall'accusa di violenza sessuale.

A denunciare molestie e abusi, aggravati dalla posizione di potere ricoperta dal professore, sono state sette studentesse che hanno raccontato, durante le udienze presso il Tribunale penale di Catania, episodi che sarebbero avvenuti tra il 2010 e il 2014 nell’ospedale ‘Ferrarotto'.

La sentenza è arrivata nel mese di febbraio 2025, a distanza di quasi 10 anni dagli episodi più recenti, ma le motivazioni sono state depositate solo dopo i 90 giorni decisi dai giudici, vista la complessità della situazione. Ecco cosa è stato scritto nella decisione contro cui la Procura sarebbe intenzionata a presentare ricorso.

Il comportamento "predatorio e ossessivo" del professore

Nella sentenza che ha assolto il professore i giudici hanno fatto una premessa. Come riporta il testo redatto dal tribunale, durante il dibattimento sarebbe "certamente emersa la prova di un comportamento dell'imputato predatorio, ossessivo nei confronti delle studentesse che sceglieva come oggetto del suo desiderio sessuale". 

Questo fatto sarebbe dimostrato dalle "convergenti dichiarazioni delle persone offese, nonché di una pluralità di testimoni che erano a conoscenza dei seriali modi di fare del professore".  Tuttavia, nonostante questa premessa, i racconti delle studentesse non sarebbero stati abbastanza "dettagliati". In alcuni casi le testimoni sarebbero state ritenute addirittura "inaffidabili".

Il seno toccato "solo con i palmi" e "senza ammiccamento"

Tra i numerosi episodi contestati al professore, ha fatto particolare scalpore un avvenimento che risalirebbe al 29 gennaio 2014. Secondo quanto raccontato da una delle ragazze, il professore l'avrebbe abbracciata da dietro appoggiandole "i palmi delle mani su entrambi i seni iniziando a darle dei baci sul viso per farle gli auguri di buon compleanno".

Una situazione che la studentessa avrebbe vissuto con estremo disagio. Tuttavia, "la condotta così descritta dalla parte civile, così come il contesto in cui si sono svolti i fatti, lascia permanere dei dubbi sulla effettiva invasione della sfera sessuale della vittima e sul dolo dell'imputato", scrivono i giudici.

Infatti, si legge ancora, il contatto apparirebbe "anomalo, poiché l'imputato non ha utilizzato le dita per palpare la zona erogena, limitandosi ad appoggiare i palmi". In più, il collegio ritiene che, nonostante il riconoscimento, ricordiamo, del "comportamento predatorio e ossessivo" del professore, non sarebbero in grado di confermare "la volontà del gesto" da parte di Torrisi.

Come spiega il Tribunale, "Torrisi era solito fare con le studentesse delle allusioni, dei corteggiamenti anche eccessivi. Quindi, nel caso del 29.1.2014, non si comprende perché lo stesso dovesse limitarsi a tastare i seni della persona offesa, senza compiere alcun ammiccamento o dire qualche parola che potesse consentire di inquadrare" i fatti.

Studentessa si licenziò per sfuggire al professore: al processo non descrive "in modo puntuale" le violenze

Un altro passaggio della sentenza è quello relativo a un episodio risalente al settembre 2013. Una studentessa ha raccontato che in quell'occasione Torrisi avrebbe cercato di baciarla. Una condotta che, come si legge nel capo d'imputazione, sarebbe stata "commessa con abuso dell'autorità connessa alla funzione ricoperta".

In un'osservazione preliminare i giudici scrivono che, in questo caso, "non sarebbero emerse circostanze idonee a mettere in dubbio l'attendibilità della persona offesa". "L'imputato ha certamente posto in essere un inopportuno corteggiamento ossessivo" nei confronti della vittima, prosegue il collegio, che l'avrebbe portata a lasciare il corso di studi prima della fine.

Ma, e c'è un ‘ma', "la dinamica dell'approccio" avuto dall'imputato non sarebbe stata "ricostruita in dibattimento in modo puntuale", e aggiungono: "È emerso che l'imputato si sia avvicinato alla persona offesa con il pretesto di abbracciarla e baciarla. Non si comprende, tuttavia, in che modo Torrisi si è avvicinato alla vittima e come quest'ultima abbia percepito che egli volesse baciarla".

"Questa incertezza nella ricostruzione del fatto non consente al tribunale di giungere ad una pronuncia di colpevolezza", concludono.

Ai giudici anche il racconto di un'altra studentessa sarebbe apparso troppo "generico". La donna ha raccontato un episodio che sarebbe avvenuto nel 2011, quando il professore, al termine di un esame, le avrebbe appoggiato "il suo attributo in stato di erezione, da dietro", mentre lei si era piegata per raccogliere il libretto universitario cadutole a terra.

Secondo quanto si legge nella sentenza, il racconto sarebbe, come già detto, "generico", poiché la vittima "non ha fatto riferimento alla posizione dei due soggetti nell'aula, sulla collocazione degli altri studenti nel momento in cui l'imputato le si era avvicinato, se vi fossero degli oggetti che potessero celare il contatto agli altri testimoni presenti in aula".

Nonostante ciò, anche in questa parte, i giudici riconoscono "l'estrema confidenza" che il professore si prendeva con le studentesse, i "corteggiamenti continui" e le "proposte di natura sessuale", definendo il comportamento del docente come "sui generis".

Nove anni per arrivare a una sentenza: il problema della prescrizione

Un elemento che bisogna sottolineare per questo caso è la lentezza con cui si è mossa la giustizia in questo caso: ci sono infatti voluti 9 anni per arrivare alla sentenza di assoluzione di pochi mesi fa (il rinvio a giudizio del professore risale al 2016).

Un dato che hanno fatto emergere i giudici stessi nella sentenza, nella quale si legge che "l'accertamento processuale ha dovuto confrontarsi con il tempo, rilevante, trascorso dai fatti".

Molti dei reati contestati all'imputato sono infatti andati in prescrizione. L'accertamento di frasi come "non so cosa ti farei", "quanto sei bella, non ti posso guardare" o "me lo fai diventare duro" non è stato possibile perché ci sono voluti quasi 10 anni per arrivare alla conclusione del procedimento di primo grado.

Un aspetto che, parlando con Fanpage.it, l'avvocato Amilcare Impallari, legale di due delle sette studentesse, ha definito "un fallimento, e non solo per le vittime".

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