Presidente Cassazione: “Indulto unica soluzione all’emergenza carceri”

L'indulto è l'unica soluzione attualmente praticabile per risolvere l'emergenza carceri in Italia, lo ha spiegato oggi il Primo presidente della Corte di Cassazione, Giorgio Santacroce, nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. In attesa di “riforme di sistema” infatti secondo il giudice non c’è “altra via che l’indulto per ridurre subito il numero dei detenuti”, scarcerando chi “non merita di stare in carcere ed essere trattato in modo inumano e degradante”. La mancanza di riforme adeguate in materia di giustizia è stata più volte ribadita da Santacroce nel suo intervento nel quale ha spiegato che non c'è un "eccesso di interventismo della magistratura" bensì "un vuoto lasciato dalla politica" che non è stata "in grado di rinnovare" se stessa adeguandosi alle "esigenze dei cittadini". "Nel ventennio che ci siamo lasciati alle spalle la centralità del tema della giustizia è stata solo apparente, perché in realtà non c'era uno spazio praticabile per vere opzioni riformatrici" ha accusato ancora il Presidente di Cassazione, avvertendo che "ora serve il coraggio di voltare pagina" perché "se la giustizia non funziona si lede un diritto fondamentale dei cittadini". Santacroce in particolare ha sollecitato a realizzare "la riforma delle riforme", quella sulla prescrizione, che estingue "un'alta percentuale di delitti di corruzione".
"È arrivato il momento di chiedersi quali siano le ragioni reali dei tempi lunghissimi per i quali, in particolare nel settore civile, siamo subissati da rilievi internazionali" ha poi ricordato Santacroce. Per questo il Presidente ha chiesto che vengano esaminate al più presto le proposte delle Commissioni istituite presso il ministero della Giustizia per snellire il processo civile e smaltire l’arretrato. Infine un inevitabile riferimento al rapporto tra politica e magistratura. “Lo stato di tensione tra magistratura e politica, nonostante i ripetuti interventi, non accenna a spegnersi, e il suo persistere, rappresenta una vera e propria spina nel cuore per noi magistrati” ha dichiarato infatti Santacroce. Dopo aver invitato i magistrati ad “abbandonare inammissibili protagonismi e comportamenti improntati a scarso equilibrio" il giudice ha concluso: “Possono essere stati commessi errori: ma sento di poter escludere, con tranquillante certezza, che l’azione penale abbia inteso perseguire finalità che non le appartengono, al di là delle fisiologiche ed inevitabili ricadute politiche derivanti dall’azione di essa, effetto non imputabile ai pm".