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Poste italiane indagata dall’Antitrust per pratiche scorrette sulle raccomandate

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha annunciato di aver avviato una indagine contro Poste Italiane per pratiche commerciali scorrette sulle raccomandate. Nel mirino gli avvisi di giacenza senza aver suonato al citofono e il servizio digitale, vale a dire la versione evoluta della consegna fisica.
A cura di Antonio Palma
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Poste italiane nel mirino dell'Antitrust per pratiche scorrette sul recapito delle raccomandate. L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato infatti ha annunciato di aver avviato nei giorni scorsi una indagine nei confronti della società Poste Italiane per accertare una presunta pratica commerciale scorretta, posta in essere nell'ambito del servizio di recapito della corrispondenza. L'indagine in particolare riguarda alcune presunte pratiche scorrette messe in atto per il recapito delle raccomandate e che potrebbero aver violato gli articoli 20, 21 e 22 del Codice del Consumo. L'ipotesi dell'Antitrust  è che il cliente/mittente che si rivolge a Poste per una Raccomandata "potrebbe essere ingannevolmente indotto ad acquistare un servizio pubblicizzato da claim che ne enfatizzano determinate caratteristiche che, nella sua concreta erogazione non vengono, poi, rispettate".

In pratica l'Autorità intende chiarire se i postini incaricati provino realmente a consegnare la raccomandata e se sia pratica diffusa quella di lasciare gli avvisi di giacenza senza aver suonato al citofono ed essersi accertati della presenza del destinatario. "Si assume, del resto, quanto al tentativo di recapito della corrispondenza, che l'avviso di giacenza del plico raccomandato verrebbe spesso depositato nella cassetta postale del destinatario dell'invio senza previo accertamento della presenza o meno del medesimo al proprio domicilio", sottolinea infatti la nota dell'Antitrust, ricordano che in questo modo si costringe "il destinatario che voglia entrare in possesso del plico ad esperire procedure alternative previste da Poste, con uno slittamento dei tempi di consegna ed un dispendio di tempo ed energie che non sarebbe necessario qualora il tentativo di consegna venisse realmente effettuato".

In questo modo, ipotizza l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Poste ingannerebbe il cliente non mettendo in atto quello che il servizio pagato dal cliente prevede. Nel mirino anche il servizio digitale, vale a dire la versione evoluta della consegna fisica delle raccomandate, per il quale "Poste avrebbe veicolato messaggi ingannevoli con riferimento alle relative condizioni economiche e di utilizzo". Per accertare tutto questo oggi  l'inchiesta ha fatto i suoi primi passi con una ispezione dei funzionari dell’Autorità nelle sedi della società interessata con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza.

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