Pierina Paganelli, le motivazioni del Riesame contro la scarcerazione di Dassilva: “Pericolo di fuga”

Per Louis Dassilva la 78enne Pierina Paganelli, uccisa a Rimini il 3 ottobre 2023, avrebbe rappresentato un pericolo che "andava ad attaccare entrambe le relazioni fondamentali" del 35enne ed è per questo che lui l'avrebbe uccisa.
La carcerazione di Dassilva sarebbe stata quindi assolutamente necessaria in quanto la difesa dell'uomo, accusato di omicidio volontario aggravato, reato punibile con l'ergastolo, non sarebbe stata in grado di presentare "elementi tali da far ritenere in concreto insussistenti le esigenze cautelari compreso il pericolo di fuga".
È quanto si legge nelle quasi 90 pagine di motivazioni con cui il Tribunale del Riesame di Bologna ha confermato, per la seconda volta, l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, decisa dal giudice per le indagini preliminari Vinicio Cantarini, durante l'udienza dello scorso 17 aprile.
"In termini di effettività e concretezza – scrivono i giudici – si condividono le valutazioni dei primi giudici del Riesame in ordine al pericolo concreto di reiterazione delittuosa sulla base delle specifiche modalità del fatto, connotato da efferatezza, scelta del luogo dell'agguato che non dava praticamente scelta alla vittima, rapidità e capacità di esecuzione".
I giudici hanno riconosciuto Dassilva come esecutore materiale del delitto per diverse ragioni. La sua capacità di depistare e simulare, la mancanza di "interazioni attive con il suo cellulare nel periodo a cavallo della commissione del delitto", la sua abilità nell'uso professionale del coltello. Ma soprattutto l'esistenza di "un ottimo movente" e l'assenza di un alibi.
Il Riesame era stato chiamato dalla Cassazione a rivalutare il rigetto della prima istanza di scarcerazione presentata dai legali di Dassilva, Riario Fabbri e Andrea Guidi. Decisione che la Suprema Corte aveva ritenuto "illogica" e chiedeva di approfondire ulteriormente.
"L'indagato non manifestava alcuna intenzione di rivelare volontariamente alla moglie la relazione con Bianchi (Manuela, nuora della vittima ed ex amante di Dassilva, ndr) – ha spiegato il Riesame, citato da Il Resto del Carlino -, che la teneva nascosta già da mesi. Dassilva si comportava come un uomo che teneva saldamente i piedi in due staffe".
Il 35enne avrebbe avuto quindi "un forte interesse a mantenere questo status quo e a reagire contro una persona che metteva in pericolo tutto questo". I giudici hanno anche considerato i presunti depistaggi del 35enne, tra i quali troviamo anche quello relativo alla consegna dei vestiti indossati la sera del delitto, dati agli inquirenti solo ‘dopo averli lavati'.
Il Riesame si è soffermato anche sull'alibi dell'uomo, che sostiene di essere stato a casa la notte dell'omicidio. Alibi confermato dalla moglie, Valeria Bartolucci. Questa, tuttavia, in un'intercettazione, avrebbe confessato a Dassilva: "Se ero sveglia a quell'ora, questa cosa qui io non la so, c***o gli dico, non lo so!".
Tra i molti aspetti affrontati dal Riesame ci sono anche le dichiarazioni di Bianchi, indagata per favoreggiamento. La donna, in un lungo incidente probatorio, aveva collocato Dassilva nel garage di via del Ciclamino la mattina del ritrovamento del cadavere della 78enne.
"L'elemento delle dichiarazioni finali della Bianchi non costituisce prova decisiva del procedimento a livello incidentale, ma si va ad aggiungere agli altri indizi che già hanno la consistenza richiesta", scrivono i giudici che hanno inoltre condannato "l'appellante al pagamento delle spese della presente procedura".
Domani, giovedì 22 maggio, si terrà una terza udienza in cui i legali di Dassilva impugneranno nuovamente l'ordinanza Cantarini bis proprio sulla base delle dichiarazioni della nuora della vittima.