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Piccoli geni della scuola: in Veneto un progetto per valorizzarli

L’idea è quella di variare le strategia di insegnamento verso i bambini particolarmente talentuosi: il progetto è stato ideato dall’Università di Padova.
A cura di Davide Falcioni
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Dal prossimo anno in Veneto partirà un progetto sperimentale volto a valorizzare gli alunni particolarmente dotati delle scuole elementari e medie: i ragazzini, per intenderci, che hanno un talento scolastico al di sopra della media, in grado di comprendere al volo le nozioni degli insegnanti, anche se spesso e volentieri la loro condotta disciplinare lascia a desiderare. Gli insegnanti dovranno scovarli e personalizzare con loro alcuni aspetti dell'attività didattica. "La scuola spesso mortifica gli alunni più dotati. Per questa ragione – spiega Gianna Marisa Miola, vicedirettore dell'Ufficio scolastico regionale del Veneto – abbiamo deciso di accettare la proposta avanzata dall'università di Padova". Il progetto E. T. Education to Talent è infatti promosso dalla Regione con l'Ufficio scolastico e sarà realizzato dal Centro produttività Veneto con il Dipartimento di psicologia dello sviluppo dell'università di Padova.

L'obiettivo del progetto è quello di fornire agli insegnanti gli strumenti per individuare i soggetti ad alto potenziale cognitivo e di mettere in atto tutte le metodologie necessarie per individualizzare l'insegnamento, valorizzando i "genietti" che si aggirano tra le mura scolastiche. Saranno 260 gli insegnanti del primo ciclo che potranno seguire i corsi. E, alla fine del percorso, almeno in Veneto, gli alunni superdotati saranno adeguatamente supportati. "Se un bambino è particolarmente dotato in logica o in matematica, la scuola deve saperlo supportare", spiega Daniela Lucangeli, docente di Psicologia dello sviluppo nell'ateneo di Padova. "L'idea", aggiunge, "è quella di insegnare ai docenti a variare le strategie di insegnamento per supportare i talenti che ogni alunno manifesta. Ed è proprio con gli alunni più piccoli che si possono ottenere i migliori risultati". Aggiunge Lucangeli: "Durante il corso, gli insegnanti imparano a riconoscere gli errori fatti durante le loro attività di classe e imparano le cosiddette "strategie divergenti": in pratica, a proporre agli alunni tante soluzioni diverse per lo stesso problema. E per misurare l'impatto in termini quantitativi delle loro lezioni sugli alunni, somministrano questionari di strategia costruiti di volta in volta dagli stessi docenti".

Non è possibile stimare con esattezza il numero di "piccoli" geni, anche se un'indagine della commissione europea stimò che tra il 3 e il 10 per cento degli alunni delle scuole ha potenzialità superiori alla media. E cosa si intende per alunno "superintelligente"? Anche a questa domanda non è facile dare una risposta univoca. In alcuni paesi, come Germania e Olanda, per fare parte del club dei supergeni occorre mostrare un Qi (il quoziente di intelligenza) superiore a 130 punti: 100 è il valore attribuito ai soggetti "normali". In altri paesi, come la Francia, la definizione è meno rigida: gli alunni intellettivamente precoci sono quelli capaci di realizzare performance che, in media, sono messe in atto da bambini di due, tre o quattro anni più grandi.

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