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Piattaforma sparisce nel nulla in Adriatico, robot sottomarino la ritrova a 40 metri sul fondo

La piattaforma metanifera Ivana D è letteralmente sprofondata in mare sparendo in pochi minuti alla vista dopo una tempesta. Un vero e proprio disastro che fortunatamente non ha provocato feriti in quanto in quel momento sulla piattaforma non vi era nessun tipo di personale. Ritrovata da un robot sottomarino dopo giorni di ricerche.
A cura di Antonio Palma
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Una intera piattaforma sparita improvvisamente nel nulla, inghiottita dal mare dopo una fulminea tempesta, è accaduto nell’Adriatico dove dopo quasi due decenni di attività la piattaforma metanifera Ivana D è letteralmente sprofondata in mare sparendo in pochi minuti alla vista. Appartenente alla compagnia petrolifera croata Ina e posizionata una quarantina di chilometri al largo di Pola, davanti alle coste croate, la piattaforma si è volatilizzata durante il primo weekend di dicembre a causa di una tempesta con raffiche di vento fino a 140 chilometri orari e onde alte fino a 6 metri.

Un vero e proprio disastro che fortunatamente non ha provocato feriti in quanto in quel momento sulla piattaforma non vi era nessun tipo di personale. Ad accorgersi di quanto era caduto è stato il personale l’equipaggio della piattaforma-madre Ivana A da cui dista alcune centinaia di metri. Appena la situazione si è calmata sono partire le ricerche con elicotteri e battelli che però non hanno dato esito.

Per ritrovare la piattaforma è stato necessario l’intervento di un rimorchiatore oceanico con un robot sottomarino che dopo una settimana di ricerche l’ha individuata a circa 43 metri di profondità sul fondo dell’Adriatico, a poca distanza dal punto in cui si è inabissata. Il disastro ha scatenato nuove polemiche sulla manutenzione di queste piattaforme nell’Adriatico. “Potrebbe esserci la mancata o carente manutenzione alla base dell’avaria” ha commentato Davor Stern, già dirigente dell’Ina ed ex ministro croato dell’Economia. “Un documento europeo ha osservato di recente che in Italia e Regno Unito oltre la metà degli impianti fissi ha ormai superato la vita originaria di progetto dei giacimenti. Ecco bisognerebbe potenziare e migliorare le piattaforme attive in modo da avere più metano italiano a chilometri zero e al tempo stesso procedere allo smantellamento in sicurezza di tutte le strutture non più attive” ha dischiarato Gianni Bessi, consigliere regionale dell’Emilia Romagna.

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