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Pesci malati nell’allevamento di Treviso, i video dell’ex dipendente: trote uccise a calci e con parassiti

In un nuovo report dell’Associazione Essere Animali sono riportati maltrattamenti e irregolarità in un allevamento di trote del Trevigiano. Un ex dipendente ha ripreso pesci uccisi a calci ed esemplari con parassiti.
A cura di Gabriella Mazzeo
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In un nuovo report sui maltrattamenti negli allevamenti di animali destinati alla filiera alimentare, l'associazione Essere Animali racconta di terribili violente e irregolarità in un allevamento di trote, storioni e anguille in provincia di Treviso. L'associazione ha raccolto i filmati girati da un ex dipendente che mostrano pratiche di abbattimento irregolari e veterinari che avrebbero omesso di contestare le pratiche illecite. Secondo il report, avrebbero anche avvisato l'azienda in questione prima di procedere con i controlli.

Le irregolarità documentate sono molteplici, con violenze nei confronti degli animali che partono dalla fase di scarico fino a quella di abbattimento. I pesci vengono gettati direttamente dal serbatoio del camion nelle vasche di stoccaggio senza l'utilizzo di scivoli o sistemi di pompaggio. Gli animali vengono scaricati ad altissima velocità e da un'altezza elevata: questo provoca nelle specie non solo stress acuto, ma anche rischi di gravi lesioni, tanto che sono stati addirittura osservati alcuni esemplari spezzati a metà.

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Nelle fasi di pescaggio, i pesci che cadono a terra vengono agganciati alla bocca con un ferro con l'estremità ad uncino per poi essere scaraventati nei cestelli. Qui sbattono violentemente tra loro o contro le pareti in metallo dei contenitori. L'urto provoca gravi sofferenze agli animali, come testimoniano le tracce di sangue presenti sulla pelle o nell'acqua.

In diversi casi, gli operatori avrebbero utilizzato mani o piedi per afferrare o calciare gli animali. Il tasso di mortalità dei pesci all'interno dell'allevamento è molto elevano e molti animali presentano ferite profonde, infezioni o parassiti che rappresentano un problema anche per la salute dei consumatori.

Anche gli abbattimenti sono particolarmente brutali: in alcune immagini, uno storione ancora cosciente viene sbattuto a terra da un operatore e in alcuni casi, gli addetti hanno utilizzato i morsetti di cavi elettrici direttamente sulle branchie degli animali.

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L'ex dipendente avrebbe inoltre spiegato che circa l'80% delle trote allevate non vengono stordite e secondo le raccomandazioni della Commissione Europea e vengono uccise per asfissia. La scelta è dettata dalla volontà di evitare la formazione di macchie di sangue sui filetti, cosa che si verifica quando l'abbattimento tramite corrente elettrica (come da raccomandazione) non è a norma.

Anche nei casi in cui la corrente elettrica viene usata, le immagini mostrano l'uso di pratiche inadeguate: gli animali vengono tenuti fuori dall'acqua e questo ostacola la circolazione uniforme della scarica elettrica tra i pesci, rendendo impossibile lo stordimento immediato e adeguato per tutti. Non essendoci inoltre acqua nei contenitori, i pesci che si trovano in cima schiacciano con il loro peso quelli sottostanti.

I veterinari sarebbero inoltre a conoscenza del mancato uso di corrente elettrica a norma prevista nelle fasi di abbattimento delle trote destinate alla vendita come filetto. L'azienda nel Trevigiano, inoltre, sarebbe stata avvertita anticipatamente dei controlli dell'Asl e il macello avrebbe agito di conseguenza per nascondere le eventuali irregolarità durante le ispezioni. L'allevamento in questione è stato denunciato da Essere Animali per maltrattamento di animali e varie violazioni in materia di tutela dell'ambiente.

Secondo l'API, l'Associazione Piscicoltori Italiani, l'acquacoltura è uno dei settori in maggiore espansione per la produzione di proteine ed è il quinto produttore ittico a livello mondiale. I consumatori italiani hanno quindi più probabilità rispetto al passato di acquistare pesci allevati piuttosto che pescati in mare aperto.

Una gran parte dei consumatori preferisce prodotti proveniente da allevamenti con l'etichetta di “acquacoltura sostenibile” sviluppata nel 2020 dal Ministero dell’agricoltura, API e dai produttori di molluschi (AMA) che presenta criteri chiari per eliminare le principali cause di sofferenza per i pesci negli allevamenti.

"L’etichettatura per l'acquacoltura sostenibile non garantisce il rispetto delle regole all’interno dell’allevamento ittico così come purtroppo i controlli non garantiscono il rispetto delle normative e delle buone pratiche. Da parte del Ministero della Salute non vi è infatti l’obbligo di stordimento efficace dei pesci prima dell’abbattimento per evitare dolore e sofferenze prolungate per gli animali" ha spiegato l'associazione che ha lanciato la campagna “Etichettatura INsostenibile”, con la quale chiede che vengano integrati alcuni cambiamenti indispensabili per affrontare in maniera trasparente e chiara le criticità più rilevanti per questi animali. Nella campagna, Essere Animali chiede inoltre che il Ministero della Salute inizi a lavorare attivamente per la tutela del benessere dei pesci.

Tra le principali richieste, anche l'integrazione nel regolamento di una definizione chiara di benessere animale, necessaria per poter identificare e interpretare con precisione i criteri di valutazione per gli allevamenti.

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