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Pescara, lo scoppio avvenuto in un deposito giudiziario di botti illegali

L’esplosione che giovedì ha distrutto una fabbrica di fuochi d’artificio sarebbe stata innescata nella casamatta dove venivano tenuti i botti sequestrati illegalmente in Abruzzo.
A cura di Antonio Palma
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Lo scoppio avvenuto giovedì in una fabbrica di fuochi d'artificio a Pescara e che ha provocato quattro morti e diversi feriti, non sarebbe nato nello stesso stabilimento dell'azienda dei fratelli Di Giacomo, ma in una casamatta vicina usata come deposito giudiziario di fuochi illegali. E' questa la ricostruzione che sta emergendo dalle indagini degli inquirenti dopo le testimonianze di diversi testimoni oculari del terribile incidente. Infatti sono state almeno due le esplosioni che ieri hanno devastato la collina della frazione di Città Sant'Angelo, e la prima sarebbe avvenuta intorno alle 10.15 proprio nel magazzino autorizzato nel quale le forze dell'ordine conservavano in deposito giudiziario tutti i botti sequestrati illegalmente nelle varie indagini in Abruzzo. Solo più tardi lo scoppio avrebbe investito la vera e propria fabbrica provocando la seconda terribile esplosione che ha ucciso i quattro componenti della famiglia Di giacomo titolare dell'azienda.

Secondo alcuni testimoni oculari le esplosioni sarebbero state addirittura quattro, la prima e l'ultima a distanza di una decina di minuti l'una dall'altra. Il fatto confermerebbe la terribile morte del giovane Alessio Di Giacomo, che si era avvicinato alla fabbrica dopo la prima esplosione, e lo stesso ferimento dei vigili del fuoco arrivati in breve tempo sul posto e colpiti dalle esplosioni successive. Secondo fonti ospedaliere i feriti gravi che hanno richiesto il ricovero ospedaliero sono otto e risultano essere stati accompagnati nei nosocomi di Pescara e di Penne. Chi non riesce a capacitarsi dell'accaduto è l'unico dei fratelli Di Giacamo rimasto in vita, Adriano, che era andato in centro città per una visita medica: "Non avevamo operai era un'azienda familiare, era il miglior laboratorio d'Abruzzo, avevamo rifatto tutto da capo, era tutto nuovo. Belle coperture, tutte coibentate, muri da 40 centimetri".

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