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Conclave, elezione del nuovo Papa

Perché la prima fumata (nera) del Conclave è arrivata così in ritardo: la spiegazione del Vaticano

Fumata nera alle 21: il primo scrutinio del Conclave non ha prodotto un nuovo Papa. Il ritardo, spiegano fonti vaticane, è dovuto alla lunga meditazione del cardinale Cantalamessa e alla presenza di molti elettori neofiti che non parlano italiano.
A cura di Biagio Chiariello
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Nessun Papa, almeno per ora. La prima fumata del Conclave si è alzata dalla Cappella Sistina soltanto alle 21, ed è stata nera. Un segnale chiaro: il primo scrutinio non ha prodotto l’elezione del nuovo Pontefice. L’attesa è stata lunga, ben oltre le previsioni, e ha caricato di tensione le migliaia di fedeli e giornalisti radunati in piazza San Pietro, col fiato sospeso e lo sguardo fisso sul comignolo.

Rispetto al Conclave del 2013, iniziato nello stesso orario, la fumata è arrivata con un’ora e venti minuti di ritardo. Ma soprattutto, è giunta ben tre ore e diciassette minuti dopo il “Extra Omnes”, pronunciato alle 17:45, quando le porte della Sistina si sono chiuse definitivamente ai non elettori.

A spiegare questo ritardo sono fonti vaticane, che parlano di un andamento assolutamente regolare, seppur più lento del previsto. La prima causa è stata la lunga meditazione del cardinale Raniero Cantalamessa, durata circa 45 minuti. Un momento di riflessione previsto dal rituale del Conclave, volto a preparare spiritualmente i porporati alla scelta più solenne, “con retta intenzione”, come recita l’Ordo Rituum Conclavis, mirando esclusivamente al bene della Chiesa universale.

A rallentare ulteriormente le operazioni hanno contribuito anche fattori logistici. Il Collegio degli elettori conta oggi diciotto cardinali in più rispetto al 2013. Inoltre, molti partecipano per la prima volta a un Conclave e diversi non parlano italiano, la lingua impiegata per le istruzioni procedurali. Questo ha inevitabilmente allungato i tempi, già in ritardo fin dalla fase iniziale.

Nel corso dell’attesa, il silenzio del camino ha alimentato le ipotesi più disparate. Alcuni hanno suggerito che la votazione potesse essere già avvenuta, con una fumata ritardata per motivi tecnici o cerimoniali. Altri, più fantasiosamente, hanno ipotizzato che non si fosse nemmeno votato: possibilità teoricamente contemplata dalla Costituzione apostolica.

Tuttavia, ogni ipotesi resta nel campo delle congetture. Quel che avviene nella Sistina è protetto dal massimo riserbo. Ai cardinali elettori è imposto il silenzio assoluto: ogni comunicazione con l’esterno è vietata e le fughe di notizie sono punite con la scomunica latae sententiae.

Ora l’attesa si sposta a domani, quando riprenderanno le votazioni. La Chiesa resta senza Pontefice, ma con occhi e cuore rivolti a quella colonna di fumo che, prima o poi, sarà bianca. E annuncerà al mondo il nome del nuovo Papa.

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