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Parlano le due infermiere che hanno buttato i farmaci israeliani: “Ci scusiamo, erano solo campioni”

Due operatrici sanitarie del Casentino, medico e infermiera, pubblicano un video simbolico contro la guerra a Gaza, gettando farmaci campione in un cestino. Il gesto, frainteso, ha scatenato polemiche e critiche. Le protagoniste chiariscono e si scusano, sottolineando l’atto pacifico: “Non abbiamo buttato farmaci veri. Non volevamo offendere nessuno”.
A cura di Biagio Chiariello
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Un video pubblicato sui social ha acceso il dibattito nazionale: due professioniste della Casa della Salute di Pratovecchio Stia (Arezzo), Giulia e Rita, medico e infermiera, vengono riprese mentre gettano alcuni farmaci israeliani in un cestino, con un gesto definito “simbolico” contro la guerra a Gaza. La clip, breve ma virale, ha sollevato polemiche e critiche, generando richieste di chiarimenti da parte dell’Azienda sanitaria e indignazione tra i cittadini.

Il gesto e la spiegazione delle protagoniste

Secondo quanto raccontano Giulia e Rita, il filmato è stato girato a fine turno, con tutti i compiti regolarmente conclusi. “Non abbiamo buttato farmaci veri – chiariscono – si trattava di campioni gratuiti, salviettine e un integratore di sodio e potassio. Dopo averli scarabocchiati simbolicamente, li abbiamo rimessi a posto”. Il gesto, pensato come una protesta pacifica contro il conflitto israelo-palestinese, è stato interpretato in modo diverso dal pubblico, che ha criticato la scelta di usare materiali sanitari e spazi pubblici per un atto politico.

La reazione social e le scuse

Il video ha rapidamente superato i confini locali, rilanciato da siti di informazione e piattaforme social. Le due professioniste si sono ritrovate al centro di un’ondata di commenti, alcuni duri, con accuse di mancanza di professionalità e richieste di licenziamento. Per chiarire, hanno pubblicato un secondo video, questa volta più esplicativo e con toni di scuse. “Ci dispiace per il fraintendimento – dichiarano – e chiediamo scusa a colleghi, azienda e cittadini. Non volevamo offendere nessuno né coinvolgere l’Azienda”.

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La posizione dell’Asl

L’Azienda sanitaria Toscana Sud Est ha sottolineato che le riprese non erano state autorizzate e ha precisato la natura dei protagonisti: un medico di medicina generale e un’infermiera dipendente di cooperativa. L’ente ribadisce la necessità di tutelare l’immagine e la professionalità del personale, confermando il rispetto delle norme sull’utilizzo dei farmaci e degli spazi sanitari.

Tra libertà di espressione e responsabilità

La vicenda ha sollevato un dibattito più ampio sulla libertà di espressione del personale sanitario e sull’uso responsabile dei beni pubblici. Il gesto, nato verosimilmente da motivazioni pacifiste, ha messo in evidenza il confine tra impegno civile personale e ruolo pubblico.

In conclusione, ciò che doveva essere un messaggio simbolico di solidarietà si è trasformato in un caso mediatico, spingendo le protagoniste a spiegare le proprie intenzioni e a rivolgere scuse pubbliche. Il dibattito resta aperto, tra comprensione per le motivazioni personali e il rispetto delle regole del servizio pubblico.

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