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Covid 19

Palù (Aifa) dice che di fronte a una pandemia l’obbligo vaccinale è una scelta razionale

L’obbligo del vaccino anti-Covid è sicuramente un’opzione secondo Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa), ma va deciso con una legge quindi c’è bisogno di tempo: “Di fronte a una pandemia con 4 milioni e mezzo di morti, con 130 milioni di soggetti infettati, che ha devastato il mondo, credo che pensare a un obbligo vaccinale da un punto di vista scientifico, sia molto razionale”.
A cura di Susanna Picone
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"Di fronte a una pandemia con 4 milioni e mezzo di morti, con 130 milioni di soggetti infettati, che ha devastato il mondo, credo che pensare a un obbligo vaccinale da un punto di vista scientifico, sia molto razionale". All’indomani dell’annuncio del presidente del Consiglio Mario Draghi sono molti gli esperti che hanno parlato dell’ipotesi obbligo vaccinale Covid tra cui il presidente dell’Agenzia Italiana del farmaco Aifa, Giorgio Palù. Intervenuto a “Buongiorno” su Sky Tg24 il presidente Aifa e componente del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza coronavirus ha commentato appunto le parole di Draghi che si è dichiarato favorevole all'obbligatorietà vaccinale. "Esiste già in Italia per 11 vaccini – ha ricordato Palù -. Consideriamo questa opportunità" anche quello anti-Covid, ma “serve una legge" e "sta alla politica adesso assumersi la responsabilità”. Palù ha ricordato quindi che serve una legge ordinaria del Parlamento per rendere obbligatorio il vaccino anti-Covid.

Cosa ha detto Palù sulla terza dose di vaccino Covid

Palù ha parlato anche della terza dose del vaccino anti-Covid. L'Fda ha dato per la terza dose "un'autorizzazione emergenziale nei giorni scorsi, una piena autorizzazione. L'Ema ha dato un'autorizzazione condizionata agli effetti avversi, oltre che sulla qualità ed efficacia dei vaccini e poi ogni anno rivede i dati", ha detto Palù aggiungendo: "Credo che l'Ema abbia appena ricevuto i dati da Pfizer sulla terza dose – e li debba ricevere ancora da Moderna – si esprimerà non prima di un mese, un mese e mezzo. E anche in questo caso – ha sottolineato – non diventa un problema di enti regolatori ma di sanità pubblica e se ne deve far carico in prima istanza il ministero della Salute. Di fronte a dati che ci dicono che l'immunità viene un po' meno col tempo soprattutto nei soggetti un po' anziani, gli immunodepressi ma anche in quelli più esposti". "Per i soggetti a rischio – ha ribadito il virologo – c'è bisogno assolutamente della terza dose. La motivazione è negli studi clinici che dimostrano come ci sia una scarsa risposta in soggetti immunodepressi e in soggetti anziani. Io come altri colleghi siamo chiamati a dare un parere, ma queste sono decisioni di sanità pubblica. Ovviamente prevenire è sempre meglio che curare. In questi casi è addirittura giustificato agire anche prima che le agenzie regolatorie si esprimano perché lo fanno unicamente sui dati forniti dall'industria farmaceutica".

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