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Palermo, “Troppe restrizioni per il Covid-19”. Quintali di frutta e verdura finiscono al macero

Ieri mattina al mercato ortofrutticolo del capoluogo regionale siciliani sono state gettate tonnellate di frutta e verdura direttamente nel cassone dell’umido. Per entrare nella struttura è necessaria una prenotazione online a cui segue un controllo dei documenti all’ingresso. “In 44mila metri quadrati, possono entrare ancora solo 300 persone – spiega il presidente dell’associazione dei grossisti, Alberto Argano – Mentre nei mercati della provincia di Palermo è tutto normale. È chiaro che gli acquirenti preferiscono andare a comprare lì e noi rimaniamo con enormi quantità di invenduto”. Che non sempre è possibile destinare ai più bisognosi. L’appello al sindaco Leoluca Orlando: “Ci permetta di riaprire normalmente”.
A cura di Luisa Santangelo
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Al mercato ortofrutticolo di Palermo il clima è caldo. Non solo per la temperatura che supera i 30 gradi già dalle prime ore del mattino, ma soprattutto per le contestazioni dei grossisti nei confronti dell'amministrazione comunale guidata dal sindaco Leoluca Orlando. Da marzo 2020, infatti, è possibile accedere agli stand di via Montepellegrino solo dopo essersi prenotati su una piattaforma online studiata dalla Sispi, cioè la società partecipata municipale Sistema Palermo innovazione. "Non si capisce perché siamo solo noi a dovere sottostare alle restrizioni: su 44mila metri quadrati, possono entrare solo 300 persone a turno per un totale di 600 al giorno. Mentre nei mercati ortofrutticoli dei Comuni vicini è tornato tutto normale. Gli acquirenti comprano lì e noi rimaniamo con enormi quantità di invenduto", spiega Alberto Argano, presidente dell'Associazione commissionari e grossisti.

Dal suo spazio all'interno del mercato, Argano raccoglie "il grido" dei suoi colleghi. Ieri sono finite nel cassone dell'umido del camion della Rap, la società che gestisce la raccolta della spazzatura, tonnellate di frutta e verdura. "Nel fine settimana, l'invenduto viene dato ai più bisognosi", continua Argano a Fanpage.it, ma nel resto dei giorni non è sempre possibile. Così, tra  accessi contingentati e prenotazioni che limitano le possibili ammissioni nell'area mercatale, il risultato è sotto gli occhi degli operatori ecologici: assieme agli impiegati delle ditte di ortofrutta, i netturbini scaricano cassette di melanzane e pesche direttamente nei mezzi dell'immondizia.

"Ieri ho perso circa 200 euro, e io 200 euro in una giornata non li guadagno", interviene Sergio Amodeo, vicepresidente dell'associazione. A fargli eco ci sono i colleghi Giovanni Virga e Andrea Teresi, soltanto che a ditte più grandi corrispondono perdite più corpose. "Migliaia di euro", dice Virga. "In tre mesi, due tre milioni di euro", aggiunge Teresi. La richiesta di tutti è la stessa: riaprire i battenti senza limitazioni, con un semplice tesserino, e permettere ai commercianti di rifornirsi di frutta e verdura senza doversi prenotare online e sottoporre ai controlli all'ingresso. "La soluzione è facile, il sindaco ci ascolti", prosegue Alberto Argano.

"Io all'amministrazione comunale vorrei fare una sola domanda – aggiunge Amodeo – Stiamo combattendo il coronavirus o l'abusivismo?". La giunta Orlando, infatti, non ha mai fatto mistero che le misure anti-contagio servissero anche a ridurre i numeri degli ambulanti irregolari sulle strade del capoluogo regionale siciliano: se non possono comprare la frutta e la verdura, non possono venderla. "Non è questo il posto in cui controllare: i controlli vanno fatti sulle strade, gli abusivi comprano lo stesso, ma adesso vanno nei mercati ortofrutticoli della provincia di Palermo", conclude l'uomo.

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