Padova vs. kebab: per aprire un locale bisogna vendere almeno il 60% di prodotti locali

Siete di Padova e volete aprire un nuovo locale dove vendere cibo e bevande? Per farlo nel centro storico dovrete assicurare la vendita di almeno il 60% dei prodotti siano locali, padovani o veneti. E’ quella che senza troppi peli sulla lingua il vicesindaco del capoluogo euganeo Eleonora Mosco ha ribattezzato l’ordinanza “anti-kekab che l'amministrazione leghista ha deciso di intraprendere per difendere le attività che vendono prodotti di qualità". Un provvedimento che ha già riscosso il plauso delle varie associazioni di commercianti padovani (Appe, Ascom, Confesercenti, Acc e Consorzio Sotto Salone) e che ricordo molto quello adottato, a marzo scorso, dal sindaco PD di Firenze Dario Nardella, che ha appunto stabilito che, in caso di nuove aperture di esercizi pubblici nel cuore del capoluogo toscano, sia necessario assicurano che almeno il 70% dei prodotti alimentari offerti facciano parte della cucina locale.
Più nello specifico, come scrive Il Mattino di Padova, con il nuovo provvedimento a firma del primo cittadino Massimo Bitonci "è consentito esclusivamente l'insediamento e il trasferimento di attività artigianali/commerciali di preparazione e/o vendita di prodotti alimentari qualora l'esercente ponga in vendita nella misura di almeno il 60% di prodotti filiera veneta. Un prodotto si dice di ‘filiera veneta' quando ogni fase, dalla produzione primaria alla commercializzazione, avviene nella Regione Veneto". La norma per diventare attiva deve ricever l'avallo del Consiglio comunale. La zona oggetto del nuovo regolamento illustrato dalla vicesindaco Mosco con delega al commercio comprende piazza delle Erbe, piazza dei Frutti, piazza dei Signori, le Riviere, via VIII Febbraio, piazza Garibaldi, via Roma, via Umberto I e Prato della Valle.