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Padova, troppi dipendenti no-vax e senza green pass: corsa contro il tempo per non chiudere

A Piove di Sacco, in provincia di Padova, il laboratorio di Antonietta Garbo e Oscar Quaggia ha rischiato di chiudere per l’elevato numero di dipendenti non vaccinati e sprovvisti di Green pass, necessario per lavorare. L’imprenditrice ci racconta che sta facendo gli straordinari per cercare di restare aperta.
A cura di Elia Cavarzan
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Immagine di archivio
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A Piove di Sacco, in provincia di Padova, il laboratorio di Antonietta Garbo e Oscar Quaggia ha rischiato di chiudere per l'elevato numero di dipendenti non vaccinati. Tre su sei non volevano fornire il certificato verde per recarsi al lavoro.

Con 38 anni di attività alle spalle il laboratorio è sopravvissuto alla chiusura forzata durante il primo lockdown della pandemia. Poi la ripresa sperata e l'inizio del lavoro seguendo le norme sanitarie. Ricominciare a lavorare sembrava un sogno che finalmente si realizzava. Oggi avete chiuso l'attività? "Abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare per continuare a lavorare con una ridotta capacità produttiva", ci spiega Antonietta Garbo con voce commossa.

"E come siete riusciti a tenere aperto con tre dipendenti in meno?" Antonietta si lascia andare a una brevissima risata di rassegnazione mista a tenacia. "Lavorando di più", sentenzia. Restando in laboratorio di più, sottraendo del tempo alla famiglia e agli affetti per impedire che l'attività cessasse definitivamente.

Gli ultimi mesi sono stati per lei pieni di fatiche. Prima la tensione per la chiusura dell'attività all'orizzonte, poi la corsa negli uffici delle agenzie di collocamento per cercare dei sostituti qualificati ai lavorati sprovvisti del certificato verde, e infine l'aumento delle sue ore di lavoro per cercare di non arrivare alla capolinea di un'esperienza imprenditoriale lunga quasi 40 anni.

Come riportato dalla stampa locale, era persino giunta nelle scorse settimane alla decisione della chiusura forzata dell'attività. In extremis, l'arrivo di una sostituta mandata dall'agenzia di collocamento e come la stessa Antonietta ha raccontato, "si è trattato di una signora anch'essa sprovvista di green pass". Una beffa dietro l'altra.

"Abbiamo fatto tutto il possibile per salvare il salvabile", ci spiega. Ma tra le righe delle sue parole, il tono di voce lascia presagire l'irrequietezza di un'imprenditrice che guarda al domani con incertezza.

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