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Padova, maxi frode da 45 milioni nella ricerca scientifica: oltre 200 indagati in tutta Italia

Sono oltre duecento le persone indagate per una maxi frode fiscale nella ricerca scientifica scoperta da una complessa inchiesta giudiziaria condotta dagli uomini della Guardia di Finanza di Padova. Per l’accusa era stata creata una vera e propria associazione a delinquere che creava false fatture che attestavano finanziamenti alla ricerca scientifica solo per percepire crediti fiscali.
A cura di Antonio Palma
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Oltre duecento persone indagate per un giro di false fatture per far ottenere alle aziende indebiti crediti d'imposta per circa 45 milioni di euro. Sono i numeri della maxi frode fiscale nella ricerca scientifica scoperta da una complessa inchiesta giudiziaria condotta dagli uomini della Guardia di Finanza di Padova che questa matitina ha portato all'esecuzione di decine di decreti di perquisizione in 38 province italiane. La frode infatti riguarda il settore della ricerca scientifica e coinvolge aziende in tutta Italia. Secondo le  indagini delle Fiamme Gialle, nel Padovano era stata creata una vera e propria associazione a delinquere finalizzata alla illecita fruizione di agevolazioni fiscali riconosciute dallo Stato attraverso l'emissione di false fatture che attestavano attività di finanziamento della ricerca  scientifica mai avvenute.

Gli accertamenti investigativi dei finanzieri, coordinati dalla Procura di Padova, hanno stabilito che al centro di questa rete di affari illeciti  vi erano amministratori e consulente di un network di società padovane che ideavano falsi investimenti in ricerca scientifica con lo scopo di percepire indebitamente agevolazioni fiscali riconosciute dallo Stato per simili attività. In pratica si accertavano finanziamenti e sovvenzioni di progetti di ricerca in enti accreditati che però non erano veri o erano gonfiati.

La truffa si basava sull'opportunità data dalla sagge di finanziare accanto a università ed enti pubblici di ricerca anche Organismi privati che svolgono, senza scopo di lucro, attività di ricerca di base, ricerca industriale o sviluppo sperimentale. Secondo l'accusa il gruppo aveva creato proprio uno di questi organismi che attraverso false fatture attestava operazioni inesistenti che davano vita ai crediti d'imposta. Un meccanismo che avrebbe permesso a molte aziende di risparmiare milioni di euro in tasse visto che le agevolazioni fiscali previste dalla legge per queste attività consentivano un credito d'imposta originariamente nella misura del  90% di guanto speso, percentuale poi ridotta al 50% a partire dal 2015.

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