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Otto milioni di dischetti di plastica in mare: a processo 8 persone per disastro ambientale

Circa 8 milioni di dischetti di plastica dispersi nelle acque del Mediterraneo dopo che un depuratore del comune di Capaccio, nel Cilento, ha ceduto. Adesso 8 persone andranno a processo con la grave accusa di disastro ambientale: il reato è punibile con una reclusione che va dai 5 ai 15 anni. Nel 2018 sono stati recuperati 250mila dischetti, che sono però una minima parte della plastica in mare.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Dischetti di plastica partiti dalla costa del Cilento e finiti in mare dopo il cedimento della vasca di un depuratore del comune di Capaccio. Sono stati trasportati lontano dalle correnti e non si sa quanti siano, ma questo è avvenuto nel febbraio del 2018. Nei mesi successivi, le spiagge si sono riempite di questi tondini bianchi fino in Francia, Spagna e persino a Malta. Otto persone andranno a processo per il disastro ambientale, rinviati a giudizio dal giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Salerno, Vincenzo Pellegrino. Si tratta di una decisione in qualche modo storica: sarebbe il primo processo di questo tipo che riguarda plastica riversata in mare. "L'ipotesi è nuova e interessante. Non ci sono precedenti pubblicati – spiega Gianfranco Amendola, magistrato esperto di ambiente ed ex deputato europeo dei Verdi -. Non ricordo processi per plastica in mare di questo tipo".

I dischetti sono quelli che servono come supporto per far crescere i batteri che assorbono i nutrienti nell'acqua che passa dai depuratori e la purificano. La griglia di una delle vasche avrebbe ceduto, riversando quella plastica in mare. Le responsabilità riguardano soprattutto le condizioni del depuratore. Gli imputati sono infatti tecnici e amministratori delle aziende impegnate nei lavori. "L'accusa sostiene che il depuratore soffre di problematiche strutturali ataviche – spiega Giuseppe Giarletta, avvocato di Legambiente Campania, accettata come parte civile nel processo -. Nonostante questo non è mai stato bloccato, ma anzi è stata sovraccaricata una conduttura che non era danneggiata. La pressione eccessiva ha determinato lo sfondamento della rete del depuratore, riversando così i dischetti in mare. Come parti civili anche il Wwf, Codacons, Comune di Formia e il Comune di Latina. In tutto il Mediterraneo occidentale, già nella primavera del 2018 sono state contate 600 segnalazioni. Sono stati raccolti in tutto dai volontari ben 250mila dischetti. Tantissimi, anche se questa cifra riguarda solo una piccola frazione. L'accusa di disastro ambientale è grave: il reato è punito con reclusione dai 5 ai 15 anni, in più c'è l'imputazione di inquinamento doloso in concorso.

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