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Ospedale Reggio Calabria, fratture steccate con i cartoni. Sindacati: “Neanche nel terzo mondo”

In Calabria infuria la bufera dopo la diffusione delle foto di pazienti con le braccia “fasciate” da brandelli di cartone. Il ministro della salute invia i Nas: “Faremo emergere tutte le responsabilità”. Il primario sostiene che il paziente fosse arrivato già così in ospedale, ma i sindacati sono sul piede di guerra.
A cura di Biagio Chiariello
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I pazienti dell’ospedale di Reggio Calabria che arrivano al pronto soccorso con fratture, lussazioni o distorsioni vengono “curati” con stecche di cartone e altre soluzioni di fortuna. Niente gessi o tutori per proteggere le ossa e i tessuti molli che hanno subito delle lesioni quindi. Un caso che è diventato nazionale dopo la diffusione delle foto scattata al Grande ospedale metropolitano, presso gli Ospedali Riuniti. Il primario del reparto Angelo Ianni però si difende: “Il paziente è arrivato in pronto soccorso già con la stabilizzazione di cartone”. Ma secondo Gianluigi Scaffidi, segretario aziendale del sindacato Anaao-Assomed del capoluogo calabrese, invece, i casi accertati sarebbero almeno quattro, grazie ad alcuni scatti di denuncia: “Non è vero che si tratta di un solo caso”, nemmeno in un “ospedale del terzo mondo” si vedono queste cose. “E non è giusto accusare i colleghi di negligenza, quando manca il primario. Non è giusto farli passare per incapaci. Mentre il direttore generale, come sempre, ha manifestato ‘sorpresa’, affermando di non sapere nulla”, conclude il segretario aziendale del sindacato Anaao-Assomed di Reggio Calabria. Ed effettivamente nessun chiarimento  è stato dato sulle diverse foto che circolano in rete, e che vedono l’immagine di almeno tre persone diverse fasciate nello stesso modo. “Le prime vittime di questa vicenda – ha aggiunto Scaffidi – sono i medici, che ci mettono la faccia in quello che fanno e l’eventuale danno professionale è carico loro. Il Reparto di Ortopedia dell’ospedale di Reggio Calabria ha grossi problemi“.

Intanto il direttore generale Frank Benedetto garantisce che sulla vicenda è in atto una “verifica interna” e che c’è anche una donna tra i casi. Sull’arto della signora – arrivata al pronto soccorso con un tutore non  adatto agli esami radiografici – è stata costruita “un’immobilizzazione realizzata con del cartone”, ma “solo per il tempo necessario all’esame” e “rimossa subito dopo in reparto”. Immediata la polemica sul taglio dei fondi alla sanità. “Faremo emergere tutte le responsabilità“, la promessa del ministro della Salute Giulia Grillo che ha inviato i carabinieri del Nas sul posto. E proprio a quest’ultima si era rivolto il presidente nazionale Udc Antonio De Poli in un post su Facebook: “In un ospedale a Reggio Calabria manca il gesso. Le fratture vengono curate col cartone! Nemmeno in un ospedale del Terzo Mondo! Dov'è finito il diritto alla salute? Il ministro della Salute Grillo ce lo spieghi!!”. Le foto erano state pubblicate da Il Corriere della Calabria, secondo cui la situazione si protrarrebbe da tempo.  Il sito riporta la testimonianza di un medico di cui non viene rivelata l’identità: “Gli infermieri, a cui spetta il compito di immobilizzare le parti fratturate – ha riferito il sanitario – a volte non sono in grado di svolgere quel compito, visto che nessuno ha mai pensato di far seguire loro un corso di aggiornamento. Il Pronto soccorso non procede con l’approvvigionamento del materiale perché la farmacia dell’ospedale impone precisi limiti di spesa, in ossequio alle direttive del direttore generale, Frank Benedetto, ed alla necessità di raggiungere il pareggio di bilancio”. Ma secondo il primario di ortopedia, la ricostruzione per cui il reparto che dirige chiude nelle ore serali è falsa.

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