Omicidio Pierina Paganelli, in aula i figli della vittima: “Mamma finita in un intreccio di menzogne”

È entrato nel vivo il processo per l’omicidio di Pierina Paganelli, la 78enne uccisa con 29 coltellate nel seminterrato di casa sua, in via del Ciclamino a Rimini, il 3 ottobre 2023. Sul banco degli imputati siede Louis Dassilva, 35 anni, metalmeccanico di origini senegalesi e vicino di casa della vittima, accusato di essere il responsabile del delitto.
Nell’ultima udienza, davanti alla Corte d’Assise, hanno testimoniato i figli della donna – Chiara, Giacomo e Giuliano Saponi – parte civile insieme ai nipoti e alle sorelle della vittima.
Il dolore dei figli di Pierina
La prima a essere ascoltata è stata Chiara Saponi, che ha tracciato un ritratto intimo della madre: una donna energica, ancora autonoma, sempre presente nella vita dei figli e pronta ad aiutare chi era in difficoltà. "Mamma guidava, gestiva la casa, ci sosteneva anche economicamente", ha ricordato, descrivendo una figura di riferimento per l’intera famiglia.
Nel suo racconto, la testimone ha ricostruito anche i mesi di tensione che avevano preceduto la tragedia. Dopo l’incidente del fratello maggiore Giuliano, avvenuto il 7 maggio 2023 e che lo aveva ridotto in coma, il clima familiare si era fatto pesante. La moglie di Giuliano, Manuela Bianchi, aveva lasciato la casa di via del Ciclamino tre settimane prima dell’incidente e, secondo Chiara, "si lamentava che non la capivamo e non la aiutavamo".
Pierina, che considerava la nuora come una figlia, aveva cercato di chiarire le ragioni del suo allontanamento. Da quel confronto – ha raccontato Chiara – erano nate discussioni sempre più accese.
C’erano stati dei litigi, poi Manuela era tornata a casa ma non riusciva a entrare perché Giuliano le aveva tolto le chiavi".
La relazione segreta di Manuela Bianchi
Dalle testimonianze è emerso che la famiglia sapeva dell’esistenza di una relazione extraconiugale di Manuela, ma non conosceva l’identità dell’uomo. "Solo quando mamma è stata trovata uccisa – ha detto Giacomo Saponi, visibilmente commosso – abbiamo saputo che si trattava del vicino di casa, Dassilva".
Il pubblico ministero Daniele Paci ha chiesto ai testimoni di ricostruire i rapporti tra la famiglia e Manuela dopo il risveglio di Giuliano dal coma.
Lei si lamentava continuamente, accusandoci di isolarla – ha spiegato Chiara – e mio fratello soffriva molto per questa situazione". Giacomo, dal canto suo, ha definito la cognata "una manipolatrice, capace di spostare l’attenzione su di sé facendosi passare per vittima".
Chiara ha inoltre ricordato come la madre, nel periodo precedente all’omicidio, avesse maturato dei sospetti sull’identità dell’amante della nuora. "Forse aveva capito chi fosse, ma non credo si fosse rivolta a qualcuno per scoprirlo. Ne avevamo parlato, ma non mi risulta avesse davvero assunto un investigatore", ha spiegato. È una parte importante dell’indagine, perché una delle ipotesi della Procura è che Dassilva possa aver ucciso Pierina proprio temendo che la donna avesse scoperto la sua relazione con Manuela.
L’ombra di Loris Bianchi: "Prendo medicine quando ho bisogno di uccidere qualcuno"
Durante la deposizione, il pubblico ministero ha chiesto a Chiara di parlare anche del fratello di Manuela, Loris Bianchi, citato più volte negli atti. La testimone ha raccontato un episodio inquietante avvenuto mesi prima della morte della madre, quando Giuliano era ancora ricoverato:
Ricordo che Loris mi disse che prendeva delle medicine quando sentiva il bisogno di uccidere qualcuno. All’epoca ci ho scherzato sopra, ma dopo l’omicidio quella frase mi ha fatto gelare il sangue".
Commovente il racconto di Giacomo Saponi sull’ultima volta che vide la madre, poche ore prima dell’omicidio: "È stato un bel saluto, ci siamo abbracciati. Non potevo immaginare che sarebbe stato l’ultimo". Poco dopo, la donna veniva ritrovata senza vita nel seminterrato del condominio.
Due processi paralleli
Mentre in aula si ascoltavano le deposizioni dei figli della vittima, in un’altra aula dello stesso tribunale si teneva un’udienza collegata. La stessa Manuela Bianchi, che risulta legata sentimentalmente a Dassilva, ha infatti presentato opposizione all’archiviazione di un’altra indagine per atti persecutori nei confronti di Valeria Bartolucci, moglie dell’imputato.
La Bianchi, assistita dall’avvocata Nunzia Barzan, ha denunciato Bartolucci per diffamazione, minacce e percosse, aggiungendo poi una querela per stalking. La Procura aveva chiesto l’archiviazione, ma la parte querelante si è opposta. Il giudice Raffaella Ceccarelli si è riservato di decidere.
All’udienza per omicidio, invece, Valeria Bartolucci non era presente, così come Manuela Bianchi, impegnata proprio nell’altro procedimento. Il 35enne Dassilva, invece, si è presentato in aula come nelle precedenti udienze: in ordine, elegante, con un completo blu scuro e un maglione giallo, ascoltando in silenzio le parole dei figli della donna che lo accusano.