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L'omicidio Meredith Kercher

Omicidio Meredith, l’avvocato di Sollecito: “Mai analizzato sperma accanto al corpo, grave mancanza”

A 18 anni dal delitto di Meredith Kercher, l’avvocato Luca Maori, difensore di Raffaele Sollecito, interviene sulle “rivelazioni” dell’ex pm Giuliano Mignini, che ha parlato di un uomo fuggito dopo l’omicidio. “Bastava fare accertamenti che non furono fatti”, commenta il legale, denunciando “gravi errori” nelle indagini, tra cui la mancata analisi di una traccia di sperma trovata accanto al corpo di Meredith. “Una colpa grave e una mancanza inspiegabile”, ha aggiunto.
A cura di Biagio Chiariello
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A diciotto anni dal delitto di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia la notte del 1° novembre 2007, il caso torna a far discutere. Le parole di Giuliano Mignini, il magistrato che all’epoca coordinò le indagini, hanno riacceso l’attenzione su una possibile pista mai approfondita: quella di un uomo mai identificato, che sarebbe fuggito all’estero pochi giorni dopo l’omicidio. Una fonte, rimasta in silenzio per quasi due decenni, avrebbe confidato questa informazione a Mignini nei mesi scorsi. L’ex pm, oggi in pensione, ha riferito tutto alla Procura di Perugia, che tuttavia non ha ritenuto di riaprire il fascicolo.

Su questa nuova ipotesi è intervenuto con parole dure l’avvocato Luca Maori, storico difensore di Raffaele Sollecito — assolto in via definitiva insieme ad Amanda Knox dopo anni di processi e ribaltamenti giudiziari. “Una grave carenza. Che classifico tra colpa grave e dolo. Quale? Quella di non aver mai analizzato lo sperma trovato accanto al cadavere di Meredith. Era per forza di uomo e noi anche a Firenze abbiamo parlato di un altro soggetto maschile oltre a Guede che non era mai stato individuato. Per quell’omicidio, un’indagine piena di errori”, ha dichiarato al Messaggero.

Secondo il legale, quella traccia biologica, rinvenuta sul lenzuolo e sulla federa del cuscino vicino al corpo della giovane, avrebbe potuto fornire elementi decisivi per identificare un secondo uomo sulla scena del delitto. “Il pm Mignini avrebbe dovuto disporre gli accertamenti su quella macchia spermatica e invece non l’ha fatto. È una sua colpa e una grave mancanza. In un delitto a sfondo sessuale, c’è una traccia di sperma e non si approfondisce? Davvero assurdo”, ha aggiunto.

L’avvocato ha spiegato che quella sostanza biologica era "fresca" e, a suo avviso, impossibile da ricondurre al fidanzato di Meredith, che si trovava ad Ancona nei giorni del delitto. “Si è attaccato alle scarpe, era fresco. Il ragazzo di Meredith in quei giorni era ad Ancona per le feste. Non poteva essere suo”, ha precisato Maori, ribadendo come la difesa avesse già indicato, durante il processo d’appello a Firenze, la possibile presenza di un secondo soggetto maschile insieme a Rudy Guede.

Il riferimento dell’avvocato al “quarto uomo” riporta così l’attenzione su un punto rimasto in ombra per quasi due decenni. “Il quarto uomo chi ha fatto le indagini lo ha potenzialmente sempre avuto tra le mani. Bastava fare degli accertamenti che non furono fatti”, ha detto ancora Maori, sottolineando come quella pista fosse già emersa all’epoca, ma senza che nessuno decidesse di approfondirla.

Per il legale, gli errori dell’inchiesta non si limitarono a quell’omissione. “Le impronte della scarpa Nike che fino al 2008 sono state attribuite a Sollecito erano diverse dalle sue. Raffaele le aveva con dodici cerchi concentrici, quelle sul luogo del delitto erano con undici. Un errore enorme che però ha portato all’ordinanza di custodia cautelare in carcere”, ha ricordato. E ancora: “Le orme di piedi nudi, esaltate pure con il luminol, furono attribuite a Raffaele. Peccato che gli investigatori abbiano dimenticato un difetto congenito: ha un dito del piede rialzato e quindi poggia solo quattro dita, mentre lì ce n’erano cinque. Un grossissimo errore”.

Maori accusa una “fissazione” iniziale degli inquirenti per la coppia Knox-Sollecito, che avrebbe condizionato l’intera inchiesta. “Perché alle 12 del 6 novembre, quattro giorni dopo la scoperta dell’omicidio, in conferenza stampa è stato detto che i colpevoli (compreso Patrick Lumumba) erano in carcere e che ‘giustizia è fatta’. Da lì non ci si poteva più spostare”.

“A distanza di tanto tempo, ancora una volta, si parla e si discute di nuove ipotesi e di altre persone coinvolte, e di questo la famiglia chiede contezza”, è invece il commento dell’avvocato Francesco Maresca, legale dei familiari di Meredith. Il legale ha ricordato “il sorriso e la felicità di Meredith nell’arrivare in un Paese dove avrebbe dovuto conoscere la storia, l’arte e la bellezza, e invece ha incontrato la morte”. “Il percorso giudiziario si è concluso con tutte le lacune e gli interrogativi che ha lasciato dietro di sé – ha aggiunto –. Mai come oggi il titolo del mio libro, Processo Meredith: giustizia perfetta?, appare emblematico delle carenze investigative e del fallace giudizio finale.”

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