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Omicidio di Bledar Dedja: dopo la confessione del 17enne, si indaga su giro di prostituzione minorile

Potrebbe esserci una rete di ragazzi e ragazze che avrebbero fatto parte di un giro di prostituzione, forse anche minorile, dietro all’omicidio del 39enne albanese Bledar Dedja. Lo avrebbe riferito il 17enne, ora detenuto nel carcere di Treviso, che ha confessato il delitto ed è ora accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.
A cura di Eleonora Panseri
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Starebbero emergendo scenari inquietanti sul caso dell'omicidio di Bledar Dedja, il 39enne albanese ucciso con 20 coltellate nel pomeriggio del 20 gennaio scorso in una zona boschiva appartata in via Dei Carpini a Paderno del Grappa, in provincia di Treviso.

La svolta sul caso è arrivata alcuni giorni fa: un 17enne di Pieve del Grappa è stato fermato e condotto in carcere a Treviso, dove si trova tuttora, con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Lo studente, italiano e di buona famiglia, ha ammesso di aver ucciso l'uomo.

Parlando con gli inquirenti il minorenne avrebbe ripercorso la sua conoscenza con il 39enne, iniziata circa un anno fa, durante un periodo di alternanza scuola-lavoro presso il ristorante di Borso del Grappa in cui lavorava anche il 39enne. E avrebbe riferito di una rete di ragazzi voe ragazze che avrebbero fatto parte di un giro di prostituzione – forse anche minorile – da cui probabilmente voleva uscire.

Le prove sarebbero dentro al secondo telefonino di Dedja, quello utilizzato per organizzare gli incontri clandestini. Ora, tutto questo sarebbero al vaglio degli inquirenti chiamati a identificare tutte le utenze e a riscontrare le affermazioni del 17enne. "La vicenda è molto più articolata di quanto appare", ha detto la legale del ragazzo, l'avvocata Elisa Berton, al termine dell'udienza in Procura a Venezia, riportata dal quotidiano Il Gazzettino.

Ancora sconosciuto il movente del delitto

Ancora resta avvolto nel mistero il movente del delitto. Domani mattina, giovedì 29 febbraio, il 17enne si farà interrogare di nuovo dal pubblico ministero della Procura dei Minori di Venezia, Giovanni Parolin. Ora si trova in custodia cautelare in carcere a Treviso, dove è sorvegliato costantemente dagli agenti di polizia penitenziaria.

L'istituto penale,come previsto dalla legge, gli ha affiancato uno psicologo, un educatore e gli permetterà di proseguire gli studi in modo che non perda l'anno scolastico. Il 17enne potrà contare inoltre sull'aiuto spirituale del cappellano. Come si legge sul quotidiano, la famiglia del ragazzo è ancora sconvolta: "Eravamo all'oscuro di tutto", hanno detto agli inquirenti la mattina del fermo.

La ricostruzione dell'omicidio

Secondo quanto è stato ricostruito finora dal lavoro degli inquirenti, sabato 20 gennaio il 17enne si sarebbe presentato all'appuntamento con un coltello nascosto sotto i vestiti. E, una volta solo con il 39enne nel boschetto di via dei Colli, lo avrebbe colpito con una ventina di fendenti. Uno, quello fatale, ha raggiunto un polmone. Poi sarebbe fuggito facendo l'autostop e avrebbe raggiunto nei giorni successivi un ospedale per farsi medicare una ferita alla mano.

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