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Omicidio Chiara Gualzetti a Monteveglio

Omicidio Chiara Gualzetti, difesa chiede nuova perizia psichiatrica: processo rinviato al 3 maggio

Si è aperto il processo al 16enne che ha ucciso la coetanea Chiara Gualzetti, picchiata e accoltellata ai piedi dell’abbazia di Monteveglio, in provincia di Bologna, il 27 giugno scorso.
A cura di Susanna Picone
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Si è aperto oggi il processo per l'omicidio di Chiara Gualzetti. Non si è arrivati subito a sentenza in quanto la difesa del ragazzo imputato davanti al gup del tribunale per i Minorenni di Bologna ha chiesto il rito abbreviato condizionato a una nuova perizia psichiatrica. Lo ha spiegato l'avvocato della famiglia della vittima, Giovanni Annunziata. Il processo, a porte chiuse, è stato rinviato al 3 maggio quando sarà conferito l'incarico a un perito. Presenti i genitori di Chiara e alcuni amici della ragazza.

Accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dalla minore età della vittima quello che Chiara considerava un amico. Le indagini della procura bolognese si sono concluse all’inizio di dicembre e il ragazzo aveva ottenuto il rito abbreviato. Secondo gli esiti di una perizia psichiatrica depositata all'inizio di novembre, quando ha ucciso Chiara Gualzetti l’imputato era capace di intendere e di volere. Nessuna “voce” né alcun “demone” lo avrebbe spinto ad accoltellare la coetanea.

L'omicidio di Chiara Gualzetti a Monteveglio

Chiara Gualzetti venne trovata morta il 27 giugno scorso nel bosco dell'abbazia di Monteveglio, poco lontano dall'abitazione in cui viveva con i genitori. Secondo l'accusa, il giorno prima dell'omicidio, il killer diede appuntamento a Chiara per vedersi: la passò a prendere casa e insieme raggiunsero il parco dell'Abbazia. In un video venne documentata quella loro ultima passeggiata. Poi il ragazzo, come ricostruito nel corso delle indagini, l'ha colpita e ferita a morte con un coltello e l'ha aggredita con calci e pugni. Il corpo ormai senza vita della vittima venne trovato il giorno dopo e in poco tempo le indagini portarono a individuare il coetaneo che nella sua confessione raccontò che “era stato un demone a dirgli di uccidere”. "Ci vuole una pena esemplare – aveva detto il papà di Chiara ai microfoni di Fanpage.it – lui non merita sconti o permessi, deve avere il massimo della pena. La vita di mia figlia non può valere 10 anni di carcere".

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