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Covid 19

Nuova variante Xe, Gilestro: “Circola più facilmente di Omicron, vedremo gli effetti nei prossimi mesi”

Intervista di Fanpage.it a Giorgio Gilestro, professore di Neurobiologia all’Imperial College di Londra, sulla nuova variante Covid Xe: “L’unica cosa che sappiamo di questa variante è la sequenza genomica. Cresce al ritmo di un 10% a settimana, sarà uno di quei casi in cui alla fine prenderà il sopravvento, ma al momento è ancora in una posizione minoritaria”.
Intervista a Prof. Giorgio Gilestro
Docente di Neurobiologia all’Imperial College di Londra.
A cura di Ida Artiaco
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La nuova variante Covid, rinominata Xe, non rappresenta ancora un motivo di preoccupazione, si sa ancora poco su di lei a parte la sua sequenza genomica e la sua capacità di circolare più facilmente delle due varianti Omicron, BA1 e BA2, da cui deriva. Ma attenzione, perché il rischio è quello di avere sul lungo periodo una situazione simile a quella di marzo 2020. È quanto ha spiegato a Fanpage.it Giorgio Gilestro, professore di Neurobiologia all’Imperial College di Londra, che ha fatto il punto della situazione sulla nuova variante che si sta studiando nel Regno Unito.

Prof. Gilestro, quali sono le caratteristiche della nuova variante e in cosa differisce da quelle conosciute finora?

"Per ora l'unica cosa che sappiamo di questa variante è la sequenza genomica. Sappiamo che si tratta di una variante ricombinata tra le due circolanti di Omicron, la BA1, che è l'Omicron originale, e la BA2, molto diffusa al momento. È in pratica un misto tra i due virus che ne ha creato un terzo. Ci sono diversi miscugli di questo tipo. Queste ricombinazioni è normale che avvengano quando due virus di ceppo leggermente diverso circolano contemporaneamente. Era già successo tempo fa con Delta e Omicron quando si parlava di Deltacron. Quello che ha Xe di particolare è che è una variante che riesce a circolare più facilmente di BA1 e BA2″.

Dove è stata isolata?

"Per il momento è stata descritta nel Regno Unito, ma è stata trovata anche in Belgio e in altri Paesi europei. Qui vale al regola del chi cerca trova. È un caso un po' particolare, tutti i Paesi europei hanno abbassato la guardia diminuendo il numero di test e quindi di sequenze, molti di loro viaggiano al buio. Si ricordi che in Italia ci volle più di un mese per rendersi conto che Omicron c'era e girava ad una discreta velocità perché non c'era assolutamente monitoraggio. E questo era dicembre quando comunque la sorveglianza era ancora attiva, figuriamoci ora".

L'alto numero dei casi segnalati in Uk (la scorsa settimana secondo l'Ons ne erano 4,9 milioni) può essere collegato alla nuova variante?

"No, la nuova variante vale ancora per pochi casi, cresce però al ritmo di un 10% a settimana, sarà uno di quei casi in cui alla fine prenderà il sopravvento, ma al momento è ancora in una posizione minoritaria. Quello che sappiamo è che c'è e che cresce più velocemente delle altre".

Cosa dobbiamo aspettarci, anche in Italia? È presto per preoccuparci?

"È presto per preoccuparci ma dobbiamo aspettarci che arriverà. Se non sarà questa, ci sarà comunque un'altra variante che prenderà il sopravvento e genererà un'altra ondata. Questo è l'andamento che vedremo nei prossimi mesi. Ci preoccuperemo quando vedremo che queste varianti riusciranno a prendere il sopravvento sui vaccini come già Omicron ha fatto, in particolare per quanto riguarda la trasmissione. Ma comunque i vaccini mantengono un discreto livello di protezione  dai sintomi severi, quindi si andrà avanti così. Non è finita, gli ospedalizzati sono cresciuti e andranno avanti a ondate in cui per necessità di cose si dovrà limitare tutto quello che non è Covid. Prima o poi quello che potrebbe succedere è l'arrivo di una variante, Xe o un'altra, che non solo avrà la capacità di infettare i vaccinati  ma inizierà a portare anche sintomi meno lievi. In quel caso il rischio è di avere molte più persone ricoverate. Impossibile dire quando questo succederà. Va bene ed è giusto che le persone si muovano, il problema è che certi paesi non fanno più test".

La maggior parte dei Paesi europei ha quasi del tutto eliminato le restrizioni anti Covid, nonostante l'alta circolazione del virus. A quale misura non si deve ancora rinunciare per evitare una nuova ondata collegata alla nuova variante? 

"Il rischio è di ritrovarsi in una situazione simile a quella di marzo 2020, all'epoca delle bare di Bergamo. Lì non si facevano ancora test, quindi ci accorgemmo dell'ondata di Covid-19 dopo che arrivarono in ospedale decine di persone anziane.  Sappiamo però che ogni ondata comincia dai giovani e poi cresce come età. Il rischio è che si ripresenti una situazione simile, non facendo test e ignorando i sintomi nei più giovani".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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