‘Ndrangheta, il pentito Lo Giudice ritratta: “Costretto a parlare dai Pm”

Colpo di scena nel corso dell'udienza del procedimento "Archi-Astrea" in corso al Tribunale di Reggio Cabria. Il pentito di ‘Ndrangheta Nino Lo Giudice ha fatto recapitare una lettera al suo avvocato, Francesco Calabrese, nella quale, a quanto si appreso dichiara di voler ritrattare la totalità delle dichiarazioni rese nel corso della propria collaborazione, perché frutto, affermerebbe, di "pressioni da parte di alcuni magistrati". C'è da dire che Lo Giudice si era reso irreperibile da ieri, dopo essere scomparso dalla località segreta in cui si trovava agli arresti domiciliari, facendo perdere le proprie tracce.
La missiva sarebbe stata consegnata a Calabrese da Giuseppe Lo Giudice, figlio di Nino, e conterebbe oltre a un memoriale, anche una sim card. L'avvocato ha chiesto che il plico venga acquisito in tutti i procedimenti in cui il collaboratore ha deposto. Nei mesi il collaboratore di giustizia aveva raccontato di essere il capo dell'omonima famiglia di ‘ndrangheta nonché di essere l'autore degli attentati alla magistratura effettuati nel corso del 2010. Dichiarazioni che quindi ora avrebbe ritrattato. "Mio fratello Luciano – scrive nella lettera – ha resistito a quelle pressioni, mentre io non ci sono riuscito". Il memoriale , secondo quanto trapelato, doveva essere consegnato anche alla stampa, ma è stato al momento secretato in quanto Lo Giudice è ancora irreperibile.