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Morto Lionello Lupi, minatore che recuperò dal pozzo il piccolo Alfredino Rampi: aveva il Covid

Lionello Lupi, 94 anni, da qualche tempo viveva nella Residenza sanitaria assistita Costa d’Argento di Orbetello (Grosseto). Aveva contratto il Covid-19. “Sono io che sono andato a prendere quel bimbo”, raccontava spesso Lupi, che nel 1981 si calò nel pozzo per recuperare il corpo senza vita del piccolo Alfredino Rampi.
A cura di Susanna Picone
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È morto a 94 anni Lionello Lupi, uno dei minatori che nel giugno del 1981 si calarono nel pozzo per recuperare il corpo già senza vita di Alfredino Rampi, il bambino di 6 anni che a Vermicino era precipitato in un pozzo artesiano. A dar notizia della scomparsa di Lionello Lupi è il quotidiano Il Tirreno, che scrive che da qualche mese l’anziano viveva nella Residenza sanitaria assistita Costa d'Argento di Orbetello (Grosseto). Lionello Lupi aveva contratto il Covid-19 all’interno della Rsa che lo ospitava e dove si è sviluppato un focolaio che ha portato via anche altri ospiti. A dicembre, quando le sue condizioni si sono aggravate, è stato ricoverato nel reparto di malattie infettive Covid dell’ospedale Misericordia di Grosseto dove poi è morto nella notte tra venerdì 8 e sabato 9 gennaio.

Il piccolo Alfredino Rampi
Il piccolo Alfredino Rampi

"Sono io che sono andato a prendere quel bimbo”, raccontava spesso Lupi, che appunto faceva parte di una delle squadre di minatori che nel giugno di ormai 40 anni fa si calarono nel pozzo in cui era caduto il piccolo Alfredino. All’epoca non c'era un servizio di protezione civile e così si chiese aiuto ai minatori della Solmine di Gavorrano esperti nel lavorare nei cunicoli sotto terra. Alfredino Rampi cadde nel pozzo a Vermicino il 10 giugno e dopo tre giorni morì. Il suo corpo senza vita venne riportato in superficie dopo l’intervento dei minatori l’11 luglio. E anche se morto, il minatore era orgoglioso di essere riuscito a restituire alla famiglia il corpicino. “Era orgoglioso di essere stato tra quei minatori”, il ricordo della figlia Cinzia al Tirreno. “A guardare la sua foto, davvero, non lo accetti – così ancora la donna –. Stava bene. Aveva i suoi acciacchetti dell’età, per carità. Ma stava bene. Poi è arrivato questo male maledetto. Un focolaio di questo virus nella Rsa. Si accetta male, anche se non si può dare la colpa a nessuno. Poteva succedere lo stesso qui a casa o ovunque".

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