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Monopoli, 13 arresti per assenteismo tra dipendenti e medici dell’ospedale: coinvolti 2 primari

I dipendenti dopo aver timbrato il cartellino uscivano dal posto di lavoro per dedicarsi ad attività private. In alcuni casi i lavoratori si facevano marcare la presenza dai colleghi. In tredici sono finiti in manette, altri venti quelli indagati.
A cura di Davide Falcioni
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Un nuovo presunto caso di assenteismo sul lavoro si è verificato in Puglia nell'arco di appena dieci giorni. Dopo il caso dell'ospedale "Don Tonino Bello" di Molfetta è stata la volta di un'altra struttura sanitaria, il "San Giacomo" di Monopoli, anch'essa finita al centro delle verifiche su cartellini non timbrati e ore di straordinari rubate. I reati contestati sono truffa aggravata ai danni dello Stato, commessa in violazione dei doveri inerenti un pubblico servizio, false attestazioni e certificazioni sulla presenza in servizio commesse da dipendenti della pubblica amministrazione, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico e peculato.

Le persone finite in manette sono in totale tredici e sono coinvolti nell'inchiesta anche i primari dei reparti di Otorinolaringoiatria e Ginecologia; altri venti dipendenti dell'ospedale San Giacomo di Monopoli avrebbero ricevuto l’obbligo di dimora. Agli arresti sono finiti i primari e aiuto primari Angelamaria Todisco (servizio immunotrasfusionale), Gianluigi Di Giulio (radiodiagnostica), Rinaldo Dibello (gastroenterologia), Egidio Dalena (otorinolaringoiatria), Girolamo Moretti (radiodiagnostica), Vincenzo Lopriore (cardiologia), Sabino Santamato (ginecologia) e Leonardo Renna (ginecologia). Ai domiciliari anche l'operatore tecnico della direzione sanitaria Antonio Bosio, l'assistente amministrativo Anna Pellegrini, il collaboratore amministrativo-professionale Giancarlo Sardano e l'infermiera del reparto di ginecologia Giuseppa Meuli. C'e' un altro dirigente medico destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari che è attualmente all'estero. Altre venti persone, tra le quali dieci medici (uno in servizio all'ospedale San Paolo di Bari), cinque infermiere, un operatore tecnico, tre autisti di ambulanza e un parcheggiatore abusivo, sono state sottoposte alla misura dell'obbligo di dimora. In totale gli indagati sono 46.

L’indagine ha avuto ad oggetto le condotte di assenteismo tenute da personale in servizio presso l’Ospedale civile della città pugliese. Stando a quanto si apprende, i lavoratori finiti agli arresti o sotto indagine uscivano per le attività private dopo aver timbrato il cartellino di presenza, oppure non si recavano affatto sul poso di lavoro, risultando però in servizio facendo timbrare il cartellino da da qualcun altro. Complessivamente sono state 660 le ore di servizio sottratte all'ospedale da ottobre 2018 a gennaio 2019; gli assenteisti si sarebbero allontanati dal posto di lavoro per andare a fare acquisti, al bar o nelle case al mare. Con le loro condotte i 46 indagati, 13 dei quali destinatari di misure cautelari degli arresti domiciliari e 20 dell'obbligo di dimora, avrebbero causato anche un danno economico alla ASL di Bari, quantificato in 25 mila euro.

Nell'inchiesta è coinvolto anche un parcheggiatore che abusivamente stazionava all'esterno dell'ospedale e che "in più occasioni è stato sorpreso ad inserire il cartellino magnetico" di un' infermiera. Le indagini dei Carabinieri, partite dopo le segnalazioni di alcuni cittadini che lamentavano disservizi all'ospedale di Monopoli, si sono avvalse di videoriprese con cinque telecamere installate ai varchi di accesso della struttura sanitaria, i cui dati sono stati poi incrociati con la documentazione acquisita negli uffici della direzione amministrativa. Gli accertamenti, coordinati dal procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno e dal sostituto Chiara Giordano, hanno permesso di ricostruire le modalità con le quali gli indagati si assentavano fino ad alcune ore, grazie a false registrazioni dell'entrata e dell'uscita, facendo cioè timbrare il proprio cartellino a familiari, colleghi o conoscenti. In alcuni casi giustificavano, con false dichiarazioni, la mancata registrazione per "avaria della scheda, dimenticanza, smarrimento". A tre autisti di ambulanza arrestati e' contestato il reato di peculato per aver utilizzato i mezzi di servizio "per fini diversi da quelli istituzionali"

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