1.174 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

“Mio figlio non mi guarda con affetto chiamandomi ‘papà'”. Lo uccide strangolandolo e si suicida

“Solo io ho capito la gravità della diagnosi che i medici hanno fatto a mio figlio. Meglio farla finita subito, prima che sia troppo tardi”. Queste le parole nero su bianco di Egidio Battaglia, 43 anni, in una lettera trovata dalla moglie. L’uomo non riusciva più a sopportare alcuni presunti disturbi del figlio Massimiliano, due anni, e l’ha ammazzato, prima di uccidersi. La tragedia è avvenuta a Castallo di Godego, un comune nel Trevigiano .
A cura di Biagio Chiariello
1.174 CONDIVISIONI
Immagine

"Non sa pronunciare il nostro nome, non mi guarda con affetto chiamandomi ‘papà', So che sarò definito un mostro, ma il dolore che sto provando lo conosco solo io. L’ho fatto per evitare a mio figlio un futuro di sofferenze. Meglio farla finita subito, prima che sia troppo tardi". Nella lettera che ha scritto poco prima di strangolare il figlio Massimiliano di appena due anni e poi togliersi la vita con una coltellata alla gola, Egidio Battaglia, ha provato a spiegare i motivi che lo hanno spinto a quell'insano gesto.

Il 43enne operaio di Castello di Godego, in provincia di Treviso, ha messo fine alle angosce che lo assillavano, lasciando una scia di dolore che ha travolto chi resta. A cominciare dalla moglie che, appena avuta notizia del dramma, ha accusato un malore. Con quelle parole scritte su quattro fogli bianchi, strappati da un block notes, Battaglia ha provato a a chiarire: come riportano il Gazzettino e La Tribuna di Treviso ha citato a più riprese la diagnosi che, da qualche mese, lo aveva gettato nel più profondo sconforto: quella di una possibile forma di autismo della quale il bimbo, un quadro clinico delicatissimo, con poche speranze di guarigione. Eppure non c'era ancora nulla di ufficiale: Massimiliano, stando a quanto emerso, soffriva di alcuni disturbi cognitivi. Ma una diagnosi definitiva, vista la tenera età del piccolo, non era ancora stata fatta.

Immagine

"Gli altri non si rendono conto di quanto grave sia la situazione, io sì" ripete il 43enne, che per alcuni anni aveva lavorato alla Breton e ora era dipendente della ditta Pavan di Galliera Veneta, nel Padovano, una nota azienda che produce macchine impastatrici, nel manoscritto. Eppure stando ad amici e conoscenti quel bimbo non mostrava particolari problemi o difficoltà di alcun genere. Come ha ripetuto sabato anche il fratello minore di Egidio, Stefano. Nella lettera non mancano le parole d’affetto per il piccolo: "Massimiliano è la migliore creatura che potesse venire al mondo. Ma quando sarà grande e non ci avrà più, che cosa farà?". Da qui la decisione di "alleviare le sofferenze future del bimbo, le mie e le sue". Prima strangolando il bimbo, poi tagliandosi la gola con un coltello.

1.174 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views