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Covid 19

Migranti, l’altra emergenza che rischia di esplodere in Sicilia: altri 28 positivi

Prima l’allontanamento in massa dal Cara di Caltanissetta, poi quello dalla tensostruttura di Porto Empedocle. In Sicilia i migranti arrivano a Lampedusa e da là vengono trasferiti nella vicina cittadina dell’Agrigentino. Solo una tappa prima dell’ulteriore spostamento. Nel tardo pomeriggio di ieri la sindaca ha ricevuto la comunicazione che temeva: 28 tra gli ospiti del tendone sono risultati positivi al Covid-19.
A cura di Luisa Santangelo
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Ventotto migranti positivi. La sindaca di Porto Empedocle, Ida Carmina, teme che la paura della popolazione superi il limite. Tra la tensostruttura gestita dalla prefettura di Agrigento, allestita a pochi metri dalla banchina del porto, e il centro storico del suo piccolo Comune c'è appena una strada di distanza. Nel tardo pomeriggio di ieri, Carmina ha ricevuto la notizia: "Mi hanno comunicato ufficialmente che, tra i circa 530 che si trovavano fino a ieri nel tendone, ci sono 28 positivi al Covid-19 – dichiara a Fanpage.it – Non so se se sono già stati trasferiti oppure no". La positività sarebbe emersa, secondo quando riporta la prima cittadina, dai tamponi rinofaringei che sono stati eseguiti a Porto Empedocle. A Lampedusa, dalla quale i migranti provenivano, i test sierologici avevano dato esito negativo per tutti. "Oggi pomeriggio arriverà qui Vito Crimi – annuncia Carmina – Speriamo che qualcosa si muova. Credo che al ministero dell'Interno finora abbiano preso un abbaglio: forse pensano che nel nostro porto ci sia una struttura a tutti gli effetti, ma non è così. È solo uno spazio con un pavimento, vivono in promiscuità, non si possono rispettare neanche le più basilari norme igienico-sanitarie". Nel tendone non ci sono finestre, mentre in Sicilia si superano i 35 gradi.

In questo momento al porto di Porto Empedocle sono rimaste circa 250 persone, per lo più di nazionalità tunisina. La tensostruttura è pensata per gestire l'accoglienza immediata, mentre si organizzano i trasferimenti altrove. "Ci sono spostamenti di continuo", spiegano dalla Croce rossa. Le immagini della fuga di massa di 120 persone, avvenuta nei giorni scorsi, sono passate di smartphone in smartphone. Meno eclatante quella di mercoledì pomeriggio, quando a scappare sono stati soltanto in nove. "Rintracciati quasi tutti", conferma la sindaca. Ma la preoccupazione resta.

Anche a Caltanissetta il clima non è dei migliori. Roberto Gambino, sindaco pentastellato come Carmina, stamattina ha fatto sapere al ministero dell'Interno che non vuole migranti in quarantena nello Sprar all'interno della città. Poco distante dal centro cittadino c'è il Cara di Pian del lago: una ex struttura militare trasformata in polo per l'accoglienza dei migranti. Da lì la scorsa domenica sono fuggite 184 persone. "Le forze dell'ordine fanno il massimo, ma 184 sono veramente tantissimi. Un problema c'è, ed è un problema di sicurezza", comincia Gambino. Perché il Cara è strutturato in modo da permettere ai migranti di uscire, ed è bastato che si organizzassero tutti insieme per forzare un cancello e fuggire. Nella notte tra martedì e mercoledì c'è stato un nuovo tentativo, in quel caso bloccato.

"Ieri sera ho ricevuto dalla ministra la richiesta di trasferire una decina di persone da Pian del lago a uno Sprar nel centro di Caltanissetta. Mi sono rifiutato. Io chiedo che la struttura venga chiusa e che non portino più nessuno qui. Se trasferiranno queste persone nello Sprar, sarà la volta che mi metterò a protestare apertamente", annuncia il primo cittadino.

Nel frattempo, emerge un altro problema legato alla gestione dell'accoglienza: il Cara nisseno è stato svuotato per essere trasformato in un polo per la quarantena. E i richiedenti asilo sono stati spostati in altre regioni d'Italia. Però è a Caltanissetta che dovranno affrontare l'iter giudiziario che li potrebbe portare a ottenere asilo nel nostro Paese. "La maggior parte di coloro che sono stati trasferiti non potranno permettersi il viaggio dal Nord alla Sicilia", racconta Giovanni Annaloro, avvocato che da anni si occupa di assistenza ai migranti. "Si rischia di vanificare il percorso che hanno fatto, con conseguenze devastanti".

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