Migliaia di tonnellate di rifiuti italiani spediti in Malesia: Greenpeace scopre traffico illegale
Milletrecento tonnellate di rifiuti di plastica sono stati spediti illegalmente dall'Italia alla Malesia nei primi nove mesi dello scorso anno: è quanto scoperto dall'Unità Investigativa di Greenpeace in un'inchiesta dedicata al traffico di rifiuti. Ben quarantatré delle sessantacinque spedizioni avvenute tra gennaio e dicembre del 2019 sono state destinate a impianti privi dei permessi per importare e riciclare rifiuti stranieri, che operano quindi senza alcun rispetto per ambiente e salute umana. "Questa situazione conferma, ancora una volta, l’inefficacia del sistema di riciclo e la necessità di adottare misure urgenti per ridurre la produzione di quella frazione di plastica, spesso inutile e superflua, rappresentata dall’usa e getta", sostiene l'associazione.
Stando ai documenti confidenziali ottenuti, nei primi nove mesi del 2019, su un totale di 2.880 tonnellate di rifiuti plastici spediti per via diretta in Malesia, il 46% è stato spedito ad aziende che operano nell'illegalità. L'analisi è stata condotta da Greenpeace anche grazie a documenti riservati, ottenuti dal governo di Kuala Lumpur, contenenti i nomi delle 68 aziende malesi autorizzate a importare e trattare rifiuti in plastica dall'estero. "Pochi mesi fa – spiega Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia – abbiamo mostrato le drammatiche conseguenze sanitarie e ambientali delle esportazioni di rifiuti in plastica dall'Italia verso la Malesia. Ora, con questa nuova inchiesta, sveliamo le illegalità che si celano dietro questi fenomeni".
La Malesia è diventata negli ultimi anni una delle principali destinazioni delle esportazioni di rifiuti occidentali in plastica di bassa qualità e difficili da riciclare, pur essendo sprovvista di un sistema di trattamento e recupero efficace e di rigorose regolamentazioni ambientali, alimentando un mercato globale spesso illegale che interessa anche l’export di rifiuti in plastica dall’Italia. "Di fronte a questa situazione – spiega Greenpeace – il governo italiano non può più continuare a chiudere gli occhi, ma deve assumersi le proprie responsabilità e intervenire subito per porre fine a questi traffici illeciti di rifiuti. L’esportazione dovrebbe essere l’ultima ratio, una società tecnologicamente avanzata deve essere in grado di gestire i propri scarti; se non lo è, deve interrogarsi seriamente su quello che sta facendo".