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“Mi convinse a lasciare mio marito per convivere con lui”: 56 mila euro spariti, a processo 54enne torinese

Una 55enne accusa l’ex amico d’infanzia di averle sottratto 56 mila euro prestati per una casa mai acquistata. Il 54enne nega la truffa: per la difesa erano somme donate volontariamente.
A cura di Davide Falcioni
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Una relazione nata dal recupero di un’amicizia d’infanzia si è ben presto trasformata in un intreccio di richieste economiche, promesse di investimenti e progetti mai realizzati. È lo sfondo del processo che vede imputato un 54enne torinese, già gravato da precedenti per truffa, estorsione, ricettazione e appropriazione indebita, oggi alla sbarra con l’accusa di aver sottratto 56 mila euro a una donna di 55 anni. A difenderlo è l’avvocato Andrea Giovetti.

Secondo la ricostruzione della Procura, la vicenda inizia nel 2019, quando la donna presenta querela dopo aver tentato invano di recuperare quanto, a suo dire, prestato all’uomo nell’arco di una relazione sentimentale. "Era un amico di famiglia, lo cercai su Facebook perché suo papà dirigeva una squadra di calcio dilettantistica e volevo iscrivere mio figlio. Mi aprii subito, gli confidai i problemi con mio marito. Mi convinse a lasciarlo per stare con lui", ha dichiarato in aula.

Le prime richieste di denaro sarebbero arrivate già all’inizio della frequentazione: 20 mila euro da impegnare in un ristorante nel Vercellese, progetto poi sfumato. "Di lì a poco mi separai – prosegue la 55enne, come riportato dal Corriere – e lui mi chiese subito 12 mila euro per comprare un’auto. Li versai sulla Postepay di sua madre". Gli atti bancari confermano un flusso costante di movimenti verso quella prepagata. L’imputato, racconta la donna, le avrebbe garantito di lavorare per una squadra di Serie A e di poter restituire tutto tramite "investimenti svincolati", sostenendo di avere "2 milioni fermi".

Pur intuendo che qualcosa non quadrasse, la donna inizia finanziare l’uomo, complice – afferma – il legame emotivo. A un certo punto gli apre persino un deposito bancario: "Mi raccontò che era stato processato per evasione fiscale e che da quel giorno non poteva avere un conto. Gliene aprii uno, in modo che potesse usare la carta di credito per le sue spese".

Poi, il capitolo più oneroso: l’acquisto di un alloggio alla Crocetta, presentato come l’inizio di una convivenza. "Mi mostrò la casa solo dall’esterno, mai dall’interno. Ogni volta inventava scuse. Ho acceso anche un finanziamento per acquistare la mia parte", spiega la donna, che riferisce di aver persino consegnato i propri dati a uno studio notarile per il rogito. Di quella compravendita, però, non ha più ricevuto notizie, mentre i 40 mila euro accreditati sulla Postepay destinati all’asta risultano scomparsi.

Il quadro si incrina definitivamente quando la donna perde il lavoro e chiede indietro il denaro. La risposta dell’uomo, riferisce lei, è un susseguirsi di nuove giustificazioni: "Mi rispose che aveva venduto la casa al padre di un calciatore e che aveva investito i 40 mila euro per entrare nella società che avrebbe costruito lo stadio a Bologna". Nessuna di queste ricostruzioni, secondo l’accusa, ha trovato riscontro.

La difesa, invece, ribalta la prospettiva: quei soldi non sarebbero frutto di un raggiro, ma di una scelta consapevole. Per il legale, la donna avrebbe messo a disposizione le proprie risorse economiche non per ingenuità, bensì per mantenere il rapporto con l’imputato.

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