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Cambiamenti climatici

Meteo, il climatologo Betti: “Piogge, freddo intenso e neve: ci aspetta un cambio di scenario netto”

Dopo le piogge violente in Friuli arriva un brusco cambio: calo termico, instabilità e neve su Friuli e Prealpi Venete. Betti (CNR): “Fenomeni intensi, non sorprendenti in un clima più caldo”.
Intervista a Giulio Betti
Climatologo presso il Consorzio LaMMA (Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale) e l’Istituto di Bioeconomia del CNR di Firenze
A cura di Davide Falcioni
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Il Monte Lussari, in Friuli
Il Monte Lussari, in Friuli
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Le piogge eccezionalmente intense che ieri hanno colpito il Friuli non sono che l’anticipo di una fase meteorologica destinata a cambiare rapidamente volto all’Italia. Dopo settimane caratterizzate da temperature insolitamente elevate per la stagione, una massa d’aria più fredda sta per irrompere sul Paese, riportando instabilità diffusa, temporali e – in alcune zone – nevicate abbondanti. Un passaggio brusco che, ancora una volta, solleva interrogativi su quanto il nostro clima sia diventato più estremo e imprevedibile.

Per comprendere cosa ci attende e perché, abbiamo parlato con Giulio Betti, climatologo del CNR e autore del saggio "Ha sempre fatto caldo", che ha confermato l’arrivo di un periodo segnato da un calo termico marcato al Centro-Nord, fenomeni intensi sulle regioni tirreniche e nevicate significative soprattutto su Friuli e Prealpi Venete, con quote in discesa fino ai 500-600 metri.

Dottor Betti, partiamo da quello che è accaduto ieri in Friuli. Le precipitazioni che hanno colpito la regione erano attese? E rientrano nella norma del periodo?

La perturbazione era attesa, certo, ma i quantitativi registrati in alcune aree friulane si collocano ormai dentro quella fascia di eventi anomali che, purtroppo, sono diventati quasi ordinari nel contesto del cambiamento climatico. Un tempo sarebbero stati eccezioni, oggi sono un rischio ricorrente.

A Cormons, dove si è verificata la frana, sono caduti 260 millimetri di pioggia in 12 ore. È un dato che la colpisce?

È un valore molto elevato. Direi che è quasi la cartolina del cambiamento climatico: precipitazioni molto intense, localizzate, improvvise, spesso legate a perturbazioni che un tempo avrebbero prodotto piogge più diffuse e meno violente. Negli ultimi anni quasi ogni perturbazione, in Italia, porta con sé almeno un episodio di temporale violento o nubifragio. È diventata una costante, e il fatto che continui ad accadere mentre il mondo discute di clima – come sta avvenendo in questi giorni in vista della COP30 – rende tutto ancora più emblematico.

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Dunque, possiamo dire che quello che accade in Friuli rientra nello schema degli eventi estremi resi più probabili dal riscaldamento globale?

Assolutamente sì. Il Mediterraneo ha registrato temperature marine eccezionalmente alte per essere fine autunno, e veniamo da mesi con temperature dell’aria molto superiori alle medie. Questo crea un surplus di energia e di umidità che si trasforma, alla prima perturbazione, in temporali più violenti e precipitazioni più intense. Non ci si deve stupire: è il comportamento previsto della nostra atmosfera in un clima più caldo.

Guardando all'Italia intera, cosa accadrà nei prossimi giorni?

Ci aspetta un cambio di scenario abbastanza netto. Dopo settimane dominate da temperature elevate, si va verso un periodo di 7-10 giorni caratterizzato da valori sotto la media, soprattutto al Centro-Nord. Al Sud la diminuzione sarà meno marcata. L’arrivo di aria più fredda attiverà una fase di instabilità più tipica della stagione, con precipitazioni, temporali e un ritorno della neve.

Tra venerdì e domenica le nevicate più copiose interesseranno soprattutto il Friuli e le Prealpi Venete, mentre più a nord – lungo buona parte dell’Arco Alpino, in particolare nell’area centro-occidentale – le precipitazioni saranno scarse. È un’evoluzione curiosa, perché in alcune zone si passerà dal paesaggio ancora "verde" a nevicate anche consistenti in breve tempo, con quote che potranno scendere fin verso i 500-600 metri.

Dobbiamo attenderci eventi estremi anche nei prossimi giorni?

Potranno esserci temporali molto intensi, rovesci localizzati o episodi di forte vento, ma non parlerei di "eventi estremi" in senso stretto. Direi piuttosto che si tratta di una fase perturbata più energica del solito, resa possibile proprio dall’enorme quantità di calore accumulata nei mesi precedenti. Per ora, comunque, i modelli indicano come aree più esposte le regioni tirreniche, l’Emilia-Romagna e parte del Triveneto.

Ultima domanda, forse la più critica: l’Italia sta investendo a sufficienza per la messa in sicurezza del territorio da rischio idrogeologico?

Rispondo con grande franchezza: no, non abbastanza. Qualcosa è migliorato rispetto al passato, questo va riconosciuto. C’è una maggiore sensibilità, una maggiore pressione dall’opinione pubblica e dalle amministrazioni locali. Ma come sistema Paese siamo ancora lontani da un piano organico e strutturale di prevenzione. E ricordo che la messa in sicurezza del territorio sarebbe stata necessaria anche senza cambiamento climatico: figuriamoci oggi, con eventi più frequenti e più intensi. Ogni euro investito in prevenzione ne fa risparmiare molti di più in ricostruzione e risarcimenti. Non possiamo continuare a sorprenderci a ogni alluvione o frana.

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