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Massimo Galli lascia l’incarico al Sacco di Milano: “Sono i miei ultimi 40 giorni come primario”

Per Massimo Galli è arrivato il momento di dire addio al suo ruolo di primario all’ospedale Sacco di Milano per raggiunti limiti di età. Ad annunciarlo è stato lui stesso proprio in diretta televisiva. L’infettivologo però non ha nessuna intenzione di ritirarsi a vita privata ma si impegnerà maggiormente sul fronte della ricerca medico scientifica.
A cura di Antonio Palma
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Con lo scoppio della pandemia covid è diventato un volto noto della tv dove spesso ha portato il suo punto di vista di medico e specialista infettivologo con una lunghissima carriera accademica alle spalle ma per Massimo Galli ora è arrivato il mento di dire addio al suo ruolo di primario all’ospedale Sacco di Milano per raggiunti limiti di età. Ad annunciarlo è stato lui stesso proprio in diretta televisiva. “Non è che io voglio andare in pensione, ma giustamente al compimento del settantesimo anno d’età, alla fine dell’anno accademico un professore va a casa, funziona così secondo la legge italiana” ha spiegato infatti il direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale milanese a L’Aria che tira, su La7.

“Vado in pensione il primo di novembre, sono i miei ultimi 40 giorni in ospedale come primario” ha aggiunto Galli, assicurando, però, di non avere nessuna intenzione di ritirarsi a vita privata ma di voler impegnare il maggior tempo a disposizione sul fronte della ricerca medico scientifica. “Non credo che andrò in obsolescenza totale, farò le mie cose e continuerò a fare ricerca” ha annunciato infatti l’infettivologo, spiegando: “Ho degli obiettivi, dei programmi di ricerca che mi piacerebbe molto sviluppare assieme ai miei collaboratori”.

Intanto sul fronte della pandemia, Galli non nasconde un pacato ottimismo. “Sembra che negli ultimi giorni ci sia stato un numero limitato di riscontri di positività. Incrociamo le dita e vediamo cosa succede” ha dichiarato a iNews24, aggiungendo: “Va sottolineato però un aspetto importante che riguarda gli asintomatici: molte persone, incluse quelle vaccinate, non si sottopongono al tampone perché ritengono di non averne motivo". Sulla terza dose di vaccino invece ha spiegato: "Ben venga la terza dose, ma non abbiamo alcuna certezza che chi non ha risposto alle prime due dosi, risponda alla terza. Dovremmo prima capire quanti anticorpi contro il virus Sars-CoV-2 ci sono nell'organismo. Per chi ha risposto bene al vaccino, non è indispensabile la terza dose, ma questo aspetto importante non sempre viene preso in considerazione".

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