Massacrato a Jesolo, parla uno degli aggressori: “Ho perso la testa e agito senza pensare”

“Mi sono fatto prendere la mano e non so che cos'ho fatto”. A esprimersi così – a riportare le dichiarazioni è il quotidiano Il Gazzettino – è uno degli autori del pestaggio ai danni di un trentottenne tunisino a Jesolo, che è stato picchiato brutalmente la notte tra mercoledì e giovedì scorso. Un pestaggio violento, ripreso da video ora in mano ai carabinieri, in cui si vedono gli aggressori accanirsi contro quell’uomo solo. Tre degli aggressori sono stati identificati poco dopo il pestaggio, un quarto uomo si è presentato spontaneamente ai carabinieri di San Donà di Piave insieme al suo avvocato.
Quarto aggressore va dai carabinieri
Come gli altri autori del pestaggio, anche il quarto aggressore è un giovane del posto di poco meno di trenta anni ed è incensurato. Riteneva di essere prossimo all'identificazione e ha ritenuto propizio presentarsi volontariamente fornendo, dopo essere stato formalmente indagato, la propria versione dei fatti che è stata trasmessa all'autorità Giudiziaria.
Il racconto di uno degli autori del pestaggio
"Volevo aiutare i miei cugini e la ragazza che veniva aggredita e a cui lui (l’uomo picchiato, ndr) aveva sputato addosso, ma poi ho perso la testa e ho agito senza pensare. Lui aveva il taser e lanciava delle bottigliette. Non ho mai alzato le mani in vita mia, spero che la prima volta non sia fatale per una persona: la mia unica preoccupazione adesso è che lui si salvi. Quello che ho fatto non può avere alcuna giustificazione”, così Nicolò, 31enne di Jesolo di professione aiuto gondoliere, nelle dichiarazioni riportate dal quotidiano. "Quando è iniziata tutta la serata – racconta l'uomo – io ero all'interno di un bar che stavo cenando. Fuori c'erano alcuni ragazzi che chiacchieravano, c'era anche una ragazza con loro". A un certo punto sarebbe arrivato il trentottenne. "C'era paura nell'aria. Il titolare del locale ha deciso di chiudere la porta d'ingresso per proteggere lui e i suoi clienti. Io però ho visto che tra i ragazzi che venivano molestati c'erano i miei cugini, allora ho chiesto che venisse riaperta la porta, che mi fosse permesso uscire per mettere in salvo loro". Secondo l'uomo, il trentottenne tunisino aveva un taser: "Era molto aggressivo e le persone avevano paura. Quando ho visto che stava aggredendo i miei amici, tra i quali i miei cugini, dopo aver sputato addosso alla ragazza sono intervenuto. Tutta la situazione era fuori controllo". L'aiuto gondoliere avrebbe ammesso comunque che quello che ha fatto non ha giustificazione: "Non fa parte di me, non sono mai stato violento ma la situazione mi è sfuggita di controllo. Ho sbagliato e sono sconvolto per questo".
La vittima del pestaggio ancora in pericolo di vita
Il trentottenne picchiato a Jesolo è ricoverato, con un quadro clinico stabile, in prognosi riservata e in pericolo di vita, nel reparto di rianimazione dell'Ospedale dell'Angelo di Venezia-Mestre.