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Mascherine Ffp2, la maggior parte non sono a norma e non filtrano neanche il respiro

Una serie di test commissionati da una società di import-export altoatesina ha dimostrato l’inefficacia contro il coronavirus di buona parte delle mascherine Ffp2 in commercio a causa dell’assenza di controlli sulle certificazioni apposte dalle aziende produttrici.
A cura di Davide Falcioni
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Sono considerate le più sicure ed efficaci nella protezione contro il contagio, tanto da essere state sistematicamente scelte dal personale sanitario impegnato in "prima linea" nella lotta alla pandemia: parliamo delle mascherine Ffp2, dispositivi diventati sempre più di uso comune che in alcuni paesi sono stati resi obbligatori per l'utilizzo sui mezzi pubblici (come in Baviera) oppure per fare la spesa al supermercato (Austria). Tuttavia, come molto spesso accade, l'aumento della domanda ha portato anche a una proliferazione di truffe: sempre più frequenti sono i sequestri di materiali senza marchio CE o che a seguito di test non risultano avere la stessa efficacia promessa.

A denunciarlo è stata una società internazionale che si occupa di import export sull’asse Italia-Cina. "Da quando è iniziata la pandemia — hanno spiegato al Corriere i due titolari, entrambi altoatesini — si sono moltiplicati i clienti che vogliono importare dispositivi di protezione dall’Asia. Il punto è che la maggior parte del materiale in commercio non corrisponde alle certificazioni". Una serie di test commissionati dalla società ha infatti dimostrato che in gran parte dei casi i dispositivi non sono stati in grado di superare la prova del cloruro di sodio e dell’olio paraffina (utilizzate per verificare il filtraggio) e alcune non sono state nemmeno in grado di contenere il respiro. "Il messaggio che vogliamo lanciare è di fare molta attenzione alla merce che si trova sul mercato: in questa fase una buona mascherina può fare la differenza tra la vita e la morte. Specialmente in luoghi come le case di riposo, gli ospedali o i servizi sociosanitario. O le scuole visto che esistono anche linee per bambini".

Stando a quanto accertato la gran parte dei dispositivi testati recavano il marchio CE2163, facente capo all'Universalcert, un laboratorio di Istanbul, in Turchia. Il problema, però, è che nessuno verifica l'effettiva efficacia delle mascherine. "Chi le produce e vuole venderle in Europa deve rivolgersi a un laboratorio europeo accreditato per la certificazione. La documentazione va quindi inviata all’apposito ufficio della Comunità europea dove viene rilasciato il marchio CE. A questo punto tutti gli stati membri sono autorizzati ad acquistare le mascherine" spiega Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione Microbiologi Clinici italiani. I controlli? Sarebbero di competenza dell’ Istituto Superiore di Sanità o del Ministero della Salute e normalmente vengono affidati a Politecnici o a Istituti di Fisica delle Università che possiedono le strutture e le tecnologie per valutare il reale filtraggio delle mascherine, ma in questo periodo sono derogati per lo stato d’ emergenza e non vengono svolti.

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