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Marò, Italia: “Girone rischia altri 4 anni d’attesa, rientri”. India: “Non se ne parla”

Il fuciliere rischia di rimanere “detenuto a Delhi, senza alcun capo d’accusa per un totale di sette-otto anni”. Cosi’ l’ambasciatore italiano, Francesco Azzarello, nell’udienza al Tribunale arbitrale che si è aperta stamani all’Aja per decidere in merito alla giurisdizione sul caso dei due marò che l’India accusa dell’omicidio di due pescatori.
A cura di Biagio Chiariello
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UPDATE – La replica dell'India: "Richiesta inammissibile" – La richiesta italiana di far rientrare Girone in patria è "inammissibile". E' quanto si legge nelle Osservazioni scritte dell'India, depositate al Tribunale arbitrale il 26 febbraio e rese pubbliche in occasione della prima udienza. "C'è il rischio che Girone non ritorni in India nel caso venisse riconosciuta a Delhi la giurisdizione sul caso", prosegue il documento. "Sarebbero necessarie assicurazioni in tal senso" dall'Italia, che finora sono state "insufficienti".

L’Italia è pronta ad affrontare un nuovo capitolo nella lunga e complessa vicenda dei marò, che ormai si trascina da oltre quattro anni. Si è aperta oggi e si concludererà domani, presso la Corte permanente di arbitrato dell'Aja, l'udienza in merito al rientro in Italia del fuciliere di Marina Salvatore Girone, attualmente in India, in attesa che termini la procedura di arbitrato in corso tra le parti, che non arriverà comunque prima dell’agosto 2018. L'11 dicembre l'Italia ha chiesto formalmente la revoca delle cosiddette "misure provvisorie in attesa che la Corte decida quale sarà il Paese che dovrà giudicare i due fucilieri di Marina" accusati di aver ucciso due pescatori indiani scambiati per pirati.

Il Tribunale, istituito presso la Corte permanente di arbitrato dell'Aja, è composto da cinque giudici. Due di loro, Francesco Francioni e Chandrasekhara Rao, sono stati nominati dai governi di Italia e India. Gli altri tre, il russo Vladimir Golitsyn, il sudcoreano Jin-Hyun Paik e il giamaicano Patrick Robinson, sono stati individuati dal presidente del Tribunale sul diritto del mare di Amburgo (Itlos) dopo le consultazioni tra Roma e New Delhi. Golitsyn, nel frattempo diventato presidente del Tribunale sul diritto del mare nel 2014, presiederà anche il Tribunale arbitrale per il caso marò.

Al processo ha preso la parola per l'Italia l'ambasciatore Francesco Azzarello. Considerato che il procedimento arbitrale sul caso marò "potrebbe durare almeno tre o quattro anni", Salvatore Girone rischia di rimanere "detenuto a Delhi, senza alcun capo d'accusa per un totale di sette-otto anni", determinando una "grave violazione dei suoi diritti umani". Per questo il fuciliere "deve essere autorizzato a tornare a casa fino alla decisione finale" dell'arbitrato, ha detto Azzarello. Insomma, in attesa che il Tribunale arbitrale internazionale si esprima in merito a chi deve esercitare la giurisdizione sul caso “ci sono i presupporti sia giuridici che umanitari” affinché gli stessi giudici possano “considerare positivamente” la richiesta del governo italiano di far rientrare Salvatore Girone in Italia per tutto il periodo dell’arbitrato, ha detto l'agente del governo italiano nell’arbitrato.

Nel frattempo il Collegio di Difesa italiano si è riunito all'Aja già nel giorno di Pasqua per preparare al meglio gli interventi davanti ai giudici. Il team italiano è lo stesso che in estate ha difeso le posizioni dell'Italia davanti al Tribunale sul diritto del mare di Amburgo  ed è composto da professionisti di fama internazionale, italiani e di altre nazionalità, tra cui Sir Daniel Bethlehem, ex capo del servizio giuridico del Foreign Office britannico, il suo predecessore Sir Michael Wood, e ancora, tra gli altri, Guglielmo Verdirame, Paolo Busco e Ida Caracciolo.

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