Mario Burlò in carcere in Venezuela da 7 mesi, l’avvocato: “Arrestato mentre entrava nel Paese dalla Colombia”

"Vorremmo saperne di più. Noi non siamo riusciti ancora a contattarlo". A Fanpage.it parla l'avvocato di Mario Burlò, l'imprenditore in carcere in Venezuela e di cui non si hanno più sue notizie dallo scorso novembre. Ma chi è Burlò? È un imprenditore che è stato imputato in Italia per concorso esterno in associazione mafiosa nel processo Carminus: era stato condannato a 7 anni e quando è stato arrestato in Venezuela all'inizio dello scorso novembre era in attesa di una sentenza della Cassazione, che poi lo ha assolto. Ma cosa sa la famiglia? Cosa è successo? Lo spiega il legale Maurizio Basile.
Lui non vi ha mai contattati?
Mai. Non abbiamo neanche conferma ufficiale che lui sia detenuto. Il console italiano a Caracas ha scritto alle autorità del governo venezuelano e non ha avuto nessuna risposta.
Quando ha saputo di quello che stava accadendo?
Mi sono visto con Burlò nel mio studio ai primi di novembre. Mi ha detto che sarebbe andato in Venezuela per occasioni di lavoro. Ci saremmo dovuti sentire nel giro di una settimana perché avevamo quell'udienza in Cassazione. Quando quindi l'ho cercato i giorni successivi mi dava telefono staccato. In quegli stessi giorni mi ha contattato la figlia per capire dove era il papà perché anche loro non riuscivano a mettersi in contatto con lui.
Abbiamo sentito un imprenditore suo amico che lo attendeva in Venezuela: è stato lui a dirci che Burlò doveva entrare in Venezuela dalla Colombia e che è stato arrestato alla frontiera. Sappiamo solo questo da fine novembre.
Non si può neanche ipotizzare il motivo dell'arresto?
No, nulla.
Gira l'ipotesi che lui si possa essere allontanato dall'Italia perché temeva una condanna in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa nel processo Carminus. Smentisce o conferma?
Smentisco. Avevamo molta fiducia che la Cassazione annullasse tutto, cosa che è successo. Ma poi cosa faceva, rimaneva in Venezuela tutta la vita? Non aveva senso.
Perché la notizia è uscita in questi giorni?
La notizia è uscita durante la recente udienza in tribunale a Torino (in cui Burlò deve rispondere di presunte indebite compensazioni di crediti Iva e Irpef). Il console italiano a Caracas ha mandato una nota alla Procura della Repubblica di Roma e di Torino perché Mario Burlò non può – contro la sua volontà – partecipare al processo e quindi in questo caso ci sarebbe un legittimo impedimento che porterebbe alla sospensione del procedimento. Questo è il motivo per cui se ne è parlato in udienza. Il giudice ha chiesto se avessi elementi per sollevare la questione, ma io purtroppo non li ho. Ad oggi l'impedimento c'è ma non siamo in grado di documentarlo quindi il processo andrà avanti.
In questi mesi ho tenuto coperta la notizia per i figli di. Burlò che sono ancora molto giovani, non volevo ci fosse un clamore mediatico e un po' perché pensavo che questa vicenda si potesse risolvere in tempi stretti.
Cosa vi ha detto il console italiano in Venezuela?
Ci ha detto che quello che è successo non è stato così inusuale. Perché in quelle settimane di ottobre e novembre i voli su Caracas erano abbastanza diradati. Il modo più agevole per arrivare in Venezuela dall'Europa era passare dalla Colombia. Quindi era plausibile che lui fosse atterrato in Colombia e avesse poi deciso di raggiungere il Venezuela via terra. In quelle settimane era una cosa che facevano in molti.
Cosa è successo poi secondo il Console?
C'è stata molta instabilità politica. Ad ottobre venne eletto Nicolás Maduro, nomina molto contestata dai Paesi Occidentali quindi tra ottobre e gennaio (insediamento di Maduro) c'è stata molta instabilità. Ce lo ha confermato il Console: Burlò sarebbe stato molto sfortunato, se fosse arrivato una settimana prima o una settimana dopo forse non sarebbe successo nulla. Si è trovato nei giorni di fortissima instabilità. Questo dimostrerebbe che non c'era un motivo reale, non è che avesse commesso un reato. Sarà successo ad altre cittadini arrivati dall'Occidente.