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Marianna e il sogno di diventare scrittrice: “Così i libri mi hanno salvata dalla morte”

Fanpage.it riceve e pubblica la lettera di Marianna: “Scrivere è il solo modo che conosca di vivere. Questo sogno è tutto ciò che sono, mi ha forgiata, tradirlo significherebbe tradire il mio cuore. Anche un libro può salvare una vita, scrivete con verità e rispetto le vostre pagine”.
A cura di Redazione
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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una nostra lettrice, Marianna:

"Vi scrivo la mia storia perché ogni volta quello che raccontate mi dà forza, coraggio e speranza per continuare a lottare nonostante le difficoltà della vita. Nasco 37 anni fa ad Ivrea, la città dove fu creata la celebre macchina per scrivere Olivetti… ma fu un'altra motivazione a legarmi al sogno di diventare "da grande" una scrittrice. Prima o poi accade che i bambini facciano i conti con la morte. A me accadde verso i 5 anni e forse anche questo fu segno di quanto, un giorno, avrei amato il passato – la Storia – più del presente.

La consapevolezza della morte mi gettò in una dimensione troppo greve per una bambina, ero terrorizzata all'idea che la vita potesse smettere ad un certo punto, che si potesse svanire dal mondo. Non giocavo mai, non ridevo mai, non volevo mai andare sulle giostre. Si dice che la paura di perdere qualcosa ce la faccia perdere anche quando l'abbiamo ancora. Ed è vero. Io avevo paura di morire e ciò mi aveva indotta a smettere di vivere! Furono i libri a farmi rinascere, mettendomi in corpo una forza che non mi apparteneva e donandomi un sogno che non mi avrebbe più abbandonata, che sarebbe stato il mio compagno più fedele. La mia maestra delle elementari aveva consigliato ai miei genitori di comprarmi tanti libri e farmi leggere per risolvere i miei disastrosi risultati in italiano. Fu amore a primo sguardo. I libri erano il mezzo – un drago, un tappeto volante, un antico veliero, un sommergibile futuristico – con cui fuggire da una realtà che rifiutavo. Iniziai a non accontentarmi più di scoprire le storie custodite dai libri e mi interessai anche alla storia degli scrittori ed a quella delle parole, l'etimologia. Nella mia immaginazione di bambina gli scrittori erano – e ancora sono – streghe e maghi capaci delle magie più straordinarie. La mia ammirazione fu tale da spingermi a voler essere come loro, uno scrittore. Se una sola vita non mi bastava, leggere e scrivere mi avrebbe permesso di viverne mille in una. Avrei potuto ricambiare la salvezza ricevuta e aiutare altri – bambini e adulti – che si erano smarriti come me.

Scrivere libri mi avrebbe trasformata nel cavaliere che salva la gente in pericolo, tema a me caro nell'adolescenza. Se fossi diventata uno scrittore apprezzato, di quelli che tieni stretti come un migliore amico, come gli antichi autori che tanto amavo forse avrei perfino sconfitto la morte, non solo la paura della stessa, perché avrei continuato a vivere nei miei libri, anche dopo la morte. Questo era il pensiero della bambina che fui ed ancora è l'intento della donna che sono. I miei tentativi con le case editrici furono lunghi oltre un decennio, falliti uno dopo l'altro. Era una speranza ma anche una sofferenza separarmi ogni volta dal mio "libro"… per me che son sterile e facile agli amori a senso unico, scrivere un libro è sempre stato come mettere al mondo un figlio. Mi chiedevo che fine avrebbe fatto. Letto, giudicato, forse accolto e pubblicato. Oppure gettato in un cestino senza esser degnato d'un solo sguardo? Perdonate la franchezza ma stavo lentamente comprendendo come funziona il mondo dell'editoria e abbracciavo piena di sensi di colpa quelle mie pagine. Io non cercavo solo un editore ma un editore che davvero credesse nelle mie capacità. Che badasse ai miei scritti anziché ai miei soldi. Non ero disposta a svilire il mio sogno pur di realizzarlo. Perché un sogno può anche morire e si sopravvive lo stesso, si sceglie un altro sogno. Ma la propria coscienza deve vivere sempre, non può essere tradita.

Passarono gli anni ma quel sogno non morì, eravamo cresciuti insieme, ormai era parte di me, fuso nella mia anima e nella carne. Scrivere è sempre stato fondamentale per me, quanto respirare. È la cura per ogni sconfitta, per ogni triste pensiero, per ogni sentimento non corrisposto. Scrivere è il solo modo che conosca di vivere. Così, chiusa tra le quattro mura di casa mia, ancor più lontana da una società cui non avevo mai sentito di appartenere, feci valigie e iniziai il mio viaggio. Per lungo tempo la narrativa era stata il mezzo con cui mirare al mio sogno ma ormai la Storia era divenuta altrettanto importante a quel fine. Le intrecciai, come fossero la trama e l'ordito di una coscienza più matura. Un po' l'indole, un po' il destino mi portarono a scegliere, tra tante biografie, quella di una giovane contessa del primo Cinquecento (piemontese come me) ammirata e odiata per bellezza e ricchezza. Di lei ne scrissero (male) fior di autori del suo tempo e del nostro. Ma alcune incongruenze e misteri raccolti nella mia ricerca mi hanno indotta a credere che sia stata vittima di una "condanna della memoria". Giudicata senza esser veramente compresa. Da qualche mese il mio romanzo storico "L'antica fiamma" è ospite a festival e rassegne letterarie ed è stato presentato (con una buona vendita) al Salone Internazionale del Libro di Torino, per lungo tempo mio luogo di speranze e di sofferenze. Il progetto è molto attivo su Instagram e YouTube offrendo letture e visite nei luoghi storici del romanzo con la missione di promuovere non solo il territorio (nel romanzo i luoghi sono tutti reali e descritti nella loro veste cinquecentesca) attraverso l'arte, gli usi e costumi, i personaggi del primo Rinascimento ma anche cercare di trasformare lo spettatore in un lettore, aiutandolo a comprendere se amerà leggere il mio romanzo. Il fatto di essere ancora relativamente sconosciuta ha il prezioso vantaggio di poter ricordare ognuno dei miei lettori incontrati alle presentazioni, rammento i loro volti, le domande, lo stupore, le dediche e li tengo cari perché ognuno di loro ha fatto parte del mio sogno, permettendomi di compiere un passo in più.

Questo romanzo è il libro con cui cerco di meritarmi il salto di qualità, oltre i confini in cui vivo. Le difficoltà sono moltissime e si perde il conto dei momenti di sconforto. A volte guardo con invidia gli altri credendo (magari erroneamente o con superbia) che abbiano desideri più accessibili del mio. A volte questo sogno, così parte di me, pesa. Ma so che o si realizzerà o morirà con me. Questo sogno è tutto ciò che sono, mi ha forgiata, tradirlo significherebbe tradire il mio cuore. Per quanto sia ancora solo all'inizio del percorso, ho già compreso molte cose e ci tengo a sostenere coloro che condividono il mio stesso sogno. Mettetecela tutta e non ritenete nulla impossibile. Molte cose che credevo impossibili si sono invece realizzate. Se sentite che questo è il sogno per cui siete venuti al mondo, non traditelo o ucciderete voi stessi. Impegnatevi sempre, amate ciò che fate, fatelo per voi e per gli altri perché scrivere è un atto d'amore. Anche un libro può salvare una vita, scrivete con verità e rispetto le vostre pagine. Non arrendetevi, mai, perché non si può mai sapere quando arriverà la svolta. E siate grati della strada in salita che dovete percorrere perché conduce alle stelle e vi insegnerà moltissimo".

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