Mara Favro, per la Procura ipotesi omicidio non è sostenibile. L’avvocato: “Non è caduta nel dirupo per errore”

Non sarebbe sostenibile in un processo l'accusa di omicidio volontario per la morte di Mara Favro, la 51enne della Valle di Susa scomparsa nel marzo del 2024 e ritrovata mesi dopo senza vita in fondo a un dirupo nel Comune di Gravere. L'impossibilità di sostenere l'accusa sarebbe alla base della richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura per il caso ancora irrisolto. Al momento sono indagati l'ex datore di lavoro Vincenzo (Luca) Milione e l'ex pizzaiolo Cosimo Esposito.
L'analisi dei tabulati telefonici, inoltre, evidenzierebbe un'attività sul cellulare di Mara Favro simile a quella ricostruita dalle testimonianze: la donna si era allontanata a piedi dalla pizzeria di Chiomonte nella quale lavorava e avrebbe percorso a piedi parte della strada statale, mandando messaggi e ascoltando musica. A un certo punto, il cellulare avrebbe agganciato la cella telefonica immediatamente adiacente, cosa che potrebbe essere spiegata con una caduta accidentale della donna nel dirupo dove poi sono stati trovati i resti.
L'ipotesi di un incidente è stata però respinta subito dall'avvocato della famiglia della donna, il legale Roberto Saraniti. "Il luogo del ritrovamento dei resti di Favro non è facilmente raggiungibile dalla strada, bisogna andarci apposta – ha spiegato a Fanpage.it – Al massimo si può ipotizzare che qualcuno possa averla investita e aver poi occultato il corpo, ma è ragionevolmente possibile escludere che Mara sia caduta nel dirupo per errore. Inoltre per raggiungere quel posto bisogna percorrere un bel pezzo di strada e conoscere il luogo, anche perché lo strapiombo non è sul ciglio della strada".
"L'avviso di richiesta di archiviazione mi è stato notificato venerdì pomeriggio – ricorda Saraniti -. Ovviamente la notifica non contiene le motivazioni. Quello che c'è scritto potrebbe essere utilizzato per altri 10mila fascicoli di indagine. Abbiamo fatto moltissime indagini approfondite, non riesco a capire come non possano essere sufficienti a formulare un giudizio e un'ipotesi di accusa. Per capirlo dovrò leggere i faldoni di indagine. Ogni accertamento è stato svolto in maniera minuziosa e al completo, quindi non saprei dire allo stato dei fatti come non vi siano elementi per sostenere l'accusa nei confronti dei due indagati".
La richiesta di archiviazione, infatti, parla di numerosi approfondimenti investigativi che però "non hanno consentito di formulare ragionevoli previsioni di condanna per gli indagati". "Allo stato dei fatti non possiamo dire se manchi un pezzo a questa richiesta". Sugli indumenti ritrovati poco lontano dai resti, Saraniti si esprime così: "Non so se da quegli indumenti sia stato estrapolato un Dna e se i risultati di quell'analisi non abbiano portato a nulla".