Mamma e bimbo di 18 mesi bloccati in Iran, la fuga e il rientro in Italia: “Ho fatto tutto per mio figlio”

"Sono arrivata a Teheran il 5 giugno ed era tutto tranquillo, poi nella notte tra il giovedì e il venerdì successivi sono iniziati i bombardamenti. Ci siamo svegliati e per 24 ore non siamo più andati a letto".
A parlare a Fanpage.it è Fatemeh Sakhtemani, l'architetta iraniana residente in Italia rimasta bloccata con il figlio di 18 mesi nel suo Paese di origine, dove si era recata per far conoscere ai nonni il bimbo, durante l'attacco di Israele.
Era stato il compagno della donna, Salvatore Politi, ginecologo a Parma, a lanciare l'Sos per la 36enne e il loro bambino. Dopo giorni di apprensione e una lunga fuga via terra la famiglia si è riunita a Baku e ha poi fatto rientro in Italia. Abbiamo raggiunto Sakhtemani telefonicamente e ci ha raccontato cosa è accaduto nei giorni scorsi.
"Tutti i contatti erano interrotti. I primi giorni qualcosa ancora funzionava, poi si è fermato tutto. All'inizio, se riuscivo e prendeva, chiamavo il mio compagno con il cellulare. Dopo, invece, quando non riuscivo più a chiamarlo, è stata l'Ambasciata a mettermi in contatto con lui per fargli sapere che stavamo bene".
La mattina dell'attacco la donna ha sentito subito le autorità italiane nel Paese che per un paio di giorni sono rimaste in attesa di capire l'evoluzione della soluzione.
"Aspettavano che finisse presto tutto e che riaprissero gli aeroporti, all'inizio nemmeno loro sapevano che cosa fare. – ha spiegato la 36enne – Poi hanno visto che la situazione non si risolveva e si sono mossi". È a quel punto che l'Ambasciata ha deciso di organizzare la fuga via terra verso l'Azerbaigian.
"Questo passaggio è stato difficile e lungo. – ha ricordato Sakhtemani – Mercoledì 18 giugno l'Ambasciata mi ha contattata dicendo che si stava organizzando per far partire gli italiani via terra, passando per Baku, dove però serviva il visto che io, non essendo cittadina italiana, non avevo". E non sarebbe arrivato in tempo, dato che il gruppo sarebbe partito venerdì 20.
"Ho chiamato il mio compagno ed è stato lui ad aprire la pratica per il visto dall'Italia. Quello di mio figlio è arrivato dopo 3 ore, il mio invece ci avrebbe messo tra i 3 e i 5 giorni". A quel punto, è intervenuto l'Ambasciatore italiano in Azerbaigian (Luca Di Gianfrancesco, ndr) che è riuscito a recuperare il documento.
Il viaggio è iniziato venerdì mattina alle 7, davanti all'Ambasciata italiana a Teheran. Alle 17 la 36enne, il suo bimbo e gli altri sono arrivati al confine tra Iran e Azerbaigian, dove hanno atteso altre 7 ore: "Ha fatto tutto il personale dell'Ambasciata, noi abbiamo solo aspettato. È stata lunga ma loro ci hanno protetto in ogni momento, ci siamo sentiti al sicuro".
"Io e due ragazzi senza passaporto italiano abbiamo avuto qualche problema, non volevano farci passare. Ma alla fine è intervenuto di nuovo l'Ambasciatore che ci ha fatto un altro visto e ci ha fatto passare lui", ha aggiunto ancora. "Ero preoccupata perché mio figlio piangeva, era stanco. Ma ero sicura che mi avrebbero fatto passare alla fine".
Sabato 21 giugno Sakhtemani e il bimbo si sono riuniti a Baku con Politi: "È stato emozionante e strano allo stesso tempo, sono stata via tre settimane ma sembrava che fossero passati tre anni", ha spiegato la 36enne.
"Arrivare in Italia mi ha dato sollievo ma continuo a essere preoccupata per la mia famiglia che è ancora in Iran perché non riusciamo a sentirci tranquillamente e non sappiamo cosa succede esattamente. Ci penso ogni secondo e trascorro male le mie giornate", ha detto ancora.
"Ho fatto tutto questo per mio figlio perché volevo che fosse al sicuro. Ma se fossi stata sola, sarei rimasta con la mia famiglia. Loro sono cittadini iraniani e al momento le ambasciate sono chiuse, quindi sarebbe impossibile avere un visto per lasciare l'Iran. E comunque loro sono iraniani, vogliono rimanere nel loro Paese".
Sabato Politi ha pubblicato sul suo profilo Facebook una foto insieme alla compagna e al loro bimbo e ha scritto: "Non ci sono parole per poter descrivere il turbinio di emozioni vissute in questi giorni. È già stato scritto e detto più di quanto potessi mai immaginare".
"Vogliamo ringraziare la marea montante e inarrestabile di solidarietà che ha fatto di quest'incubo familiare a lieto fine un caso mediatico nazionale". Poi un ringraziamento alle autorità che hanno lavorato incessantemente per risolvere la situazione.
"Il nostro pensiero è a chi non è ancora tornato al sicuro nelle proprie case e a chi, invece, non può lasciarle nonostante la guerra. – ha aggiunto – Ci auguriamo di tornare presto a vivere la quotidianità di una vita normale, che è il bene più prezioso ma non scontato in ogni parte del mondo. Buona vita a tutti!".