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Mafia, un sequestro da 25 milioni di euro. Si stringe il cerchio intorno al boss Messina Denaro

Arrestato Michele Mazzara, fedelissimo dell’ultimo grande boss di Cosa Nostra, tutt’ora latitante. L’uomo avrebbe accumulato un immenso patrimonio immobiliare, a fronte di un 740 da semplice contadino.
A cura di Biagio Chiariello
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Mafia un sequestro da 25 milioni di euro Si stringe il cerchio intorno al boss Messina Denaro

All'apparenza poteva sembrare un semplice contadino. E in realtà, Michele Mazzara, 52 anni, indicato dagli investigatori come fedelissimo del boss Matteo Messina Denaro,  lo era. Ma oltre a 150 ettari di terreni, gli agenti della divisione anticrimine della questura di Trapani e finanzieri del nucleo di polizia tributaria hanno provveduto al sequestro di 8 auto, tra cui due Suv, 17 automezzi agricoli, 86 tra conti correnti e rapporti bancari, 3 società e un numero indefinito di appartamenti e residence. Beni per 25 milioni di euro, un sequestro che conferma quanto sia ricca la Cosa nostra della primula rossa di Castelvetrano, ma che avvicina sempre più gli inquirenti all'ultimo grande boss di Mafia, dopo l'arresto lo scorso dicembre di Ciro Caravà, sindaco di Campobello, anche'egli vicino a Messina Denaro.

Da semplice contadino a proprietario di un impero economico

Arrestato nel ‘97 per associazione mafiosa mafia, è stato indicato dai pentiti Francesco Milazzo, Vincenzo Sinacori e Vincenzo Ferro come vicino all’ora capo mandamento di Trapani, Vincenzo Virga. Si era poi occupato della latitanza di Messina Denaro e dello stesso Virga, ai quali aveva trovato covi sicuri negli immobili nelle campagne tra Dattilo e Paceco di cui era proprietario. Sebbene nel 1999 Mazzara abbia patteggiato una pena a un anno e due mesi, nel corso degli anni ha continuato a irrobustire «la propria posizione in seno all’organigramma mafioso» – come scriveva il questore di Trapani, Carmine Esposito – impiegando denaro sporco nel turismo della zona e servendosi di una fitta rete di prestanomi.

Una dichiarazione dei redditi da semplice contadino, a fronte di un immenso patrimonio. Per queste viene descritto dagli inquirenti come «l’ispiratore occulto di diverse iniziative imprenditoriali e di alcune speculazioni immobiliari per l’allestimento di alberghi e strutture ricettive nelle popolari località estive di San Vito Lo Capo e Castelluzzo-Makari e di cantieri di edilizia privata nei comuni di Paceco e Trapani».

Nomi di politici nelle carte degli inquirenti

Oltre alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, ad incastrare Mazzara sono state alcune intercettazioni dalle quali è saltato fuori anche il nome dell’ingegnere Salvatore Alestra, presidente di una Società che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, che avrebbe appoggiato Mazzara per alcuni affari illeciti, di cui sarebbero a conoscenza alcuni politici come Giuseppe Maurici, ex deputato all’Ars, imprenditore edile e presidente dell’Asi, l’Area di sviluppo industriale di Trapani.

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