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Mafia, colpo a parenti Riina e Corleonesi: “Favorita latitanza Provenzano”, sequestri per 4 milioni

Beni per un valore complessivo superiore ai quattro milioni di euro sono stati portati via alle cosche. Il Ros ha eseguito una confisca di tre milioni e mezzo nei confronti di Mario Salvatore Grizzaffi e Gaetano Riina, nipote e fratello del boss Totò Riina, nonché di Rosario Salvatore Lo Bue e del figlio Leoluca. Un provvedimento per 600 mila euro riguarda Giampiero Pitarresi.
A cura di Susanna Picone
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I Carabinieri hanno inferto un duro colpo al patrimonio della mafia corleonese eseguendo il sequestro di beni per un valore superiore ai 4 milioni di euro disposto dal Tribunale di Palermo. Il Ros in particolare ha eseguito una confisca di tre milioni e mezzo di euro nei confronti di Mario Salvatore Grizzaffi e Gaetano Riina, rispettivamente nipote e fratello del boss Totò Riina morto nel novembre del 2017, nonché di Rosario Salvatore Lo Bue, soprannominato “Saro Chiummino", e del figlio Leoluca. Un altro provvedimento di sequestro per 600 mila euro riguarda invece Giampiero Pitarresi.

Avevano favorito la latitanza del boss Bernardo Provenzano, ora vengono privati dei loro beni. I militari sono entrati in azione per eseguire tre distinti provvedimenti emessi dal Tribunale di Palermo e scaturiti dalle indagini del Ros e del Comando provinciale. "L'operazione – sottolineano i carabinieri – giunge al termine di un lungo percorso investigativo che aveva già consentito di assicurare allo stato i patrimoni illeciti acquisiti nel tempo da Totò Riina e da Calogero Giuseppe Lo Bue, già colpiti da decreti di confisca. Quest'ultimo, già condannato in via definitiva per aver favorito la latitanza di Provenzano". Ai Lo Bue risultavano riconducibili una serie di beni, intestati fittiziamente a terzi, "acquistati in assenza di redditi leciti compatibili in condizioni di sperequazione”, fanno sapere i militari. La confisca riguarda abitazioni, conti correnti, libretti di risparmio, terreni e beni aziendali e "colpisce soggetti già gravati da numerosi precedenti penali ed acclarati legami con la mafia”. Rosario Salvatore Lo Bue "ha avuto storicamente un ruolo attivo quale uomo d'onore e membro apicale della famiglia di Corleone – ricostruiscono ancora i militari -, negli anni in contatto con esponenti di spicco quali Salvatore Riina e Leoluca Bagarella".

Grizzafi è stato condannato per aver commesso un'estorsione con metodi mafiosi: condanna arrivata nell'ambito di una indagine che aveva fatto luce sulla rete di sostegno di Provenzano e sulla riorganizzazione della cosca dopo la sua cattura. A Giampiero Pitarresi sequestrate due abitazioni a Misilmeri, un'auto e sette rapporti bancari. Arrestato nel dicembre del 2015, Pittaresi è attualmente detenuto perché condannato in secondo grado a 14 anni. Dopo anni di militanza in Cosa nostra "con compiti di particolare rilievo", secondo i carabinieri aveva assunto "il pieno controllo della famiglia mafiosa di Villabate quale gestore della cassa e mandante di tutte le azioni illecite nel territorio, tra cui estorsioni e traffico di stupefacenti".

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