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Il caso Lorys Stival

Sentenza d’appello Lorys, Davide Stival per la prima volta in aula: “Volevo sentire con le mie orecchie”

Giornata storica nel processo per l’omicidio del piccolo Lorys Stival. È prevista in giornata la sentenza d’appello a carico di Veronica Panarello, condannata in primo grado a 30 anni di carcere per aver ucciso il figlioletto. Se le attenunati venissero concesse, la pena potrebbe passare a 16 anni. Il papà di Lorys, Davide Sival per la prima volta in tribunale.
A cura di Angela Marino
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"Oggi è un giorno particolare e voglio sentire la sentenza con le mie orecchie. Solo Veronica sa la verità, spero la dica oggi". Così queste parole Davide Stival, per la prima volta in tribunale da quando è iniziato il processo d'appello a carico della sua ex moglie Veronica Panarello, per l'omicidio del figlioletto Lorys. "Non so neanche cosa aspettarmi – ha detto Stival prima di entrare nell'aula del tribunale di Catania – di certo la pena la emette il giudice. Vediamo più tardi quel che succede". Al termine dell'udienza è intervenuto l'avvocato Francesco Villardita, legale di Veronica Panarello che ha detto: "In questo processo, un processo puramente indiziario, non vi è prova di colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio: sarebbe giusto emettere una sentenza assolutoria".

L'avvocato Francesco Villardita
L'avvocato Francesco Villardita

Cosa può cambiare in appello

È oggi la giornata storica in cui la Corte d'Assise d'appello di Catania deciderà se confermare la sentenza di primo grado emessa dalla corte d'assise di Ragusa o se concedere le attenuanti generiche, decisione che potrebbe decurtare la pena di ben 14 anni, portandola a 16. Stival ha sempre preferito mantenere una posizione defilata, soprattutto per il benessere dell'altro figlioletto, il fratellino di Lorys, ma oggi ha deciso di cambiare linea e presentarsi per la prima volta in aula. "Oggi è un giorno particolare  – ha detto ai giornalisti.  Solo Veronica sa quello che è successo, sono venuto per sentire la sentenza con le mie orecchie".

L'accusa

Fermo nella richiesta di una pena di 30 anni di carcere il pubblico ministero, Marco Rota, colui che dal primo giorno ha condotto le indagini sulla morte del piccolo Lorys avvenuta nel novembre del 2014. Finora Veronica ha trascorso l'attesa della sentenza nel carcere di Agrigento, dove è reclusa con l'accusa di omicidio e occultamento di cadavere del bimbo. La giovane madre di Ragusa, che dal suo arresto ha cambiato differenti versioni arrivando ad accusare il suocero, continua a proclamarsi innocente. Lorys venne trovato a pochi chilometri da casa alcuni giorni dopo la sua scomparsa. Secondo l'autopsia è morto strangolato con delle fascette elettriche.

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