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Lorenzo, medico siciliano trasferito a Torino: “Il mio viaggio per andare ad aiutare chi soffre”

Lorenzo Bandini, 42 anni, è partito in automobile dalla provincia di Catania per raggiungere Torino, dove lavorerà nella direzione sanitaria di un ospedale pubblico. “Per fare un esempio, se i numeri dei contagi salissero fino a renderlo necessario, io dovrei trasformare un reparto normale in un reparto per i soli Covid-positivi”. Ha ripreso per Fanpage.it la sua solitaria traversata dell’Italia.
A cura di Luisa Santangelo
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Lorenzo Bandini
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Nell'Italia bloccata per contrastare il coronavirus, ci sono spostamenti impossibili da posticipare. Come quello di Lorenzo Bandini, 42 anni, medico. Da Acireale, in provincia di Catania, è arrivato a Torino dove ha preso servizio nella direzione sanitaria di un ospedale pubblico della provincia. Lontano dalle corsie, ma in un ruolo chiave: dalla fine della scorsa settimana, si occupa dell'organizzazione del lavoro di alcuni presidi di un'Asl. "Per fare un esempio – dice Bandini a Fanpage.it – Se i numeri dei contagi salissero fino a renderlo necessario, io dovrei trasformare un reparto normale in un reparto per i soli Covid-positivi".

La Sicilia, ormai, è chiusa da giorni. Non si entra e non si esce se non con un numero limitato di voli aerei da e per Roma, e con quattro traghetti al giorno (due la mattina e due la sera) da Messina e verso Villa San Giovanni, in Calabria. Così Bandini ha preso la sua automobile e, dopo essersi accertato con la protezione civile che la sua autocertificazione fosse sufficiente per lasciare l'Isola, è partito per la sua traversata dell'Italia deserta con l'obiettivo di arrivare in Piemonte per fare la sua parte e dare una mano. "La mia esperienza lavorativa precedente – continua – è stata all'Azienda socio-sanitaria territoriale di Cremona". Poco prima dell'inizio dell'emergenza dovuta al contagio da Covid-19, Bandini si trovava nel cuore della diffusione dell'epidemia nel Paese. "Lì lavorano amici, in prima linea dall'inizio di tutto questo".

"Passando vicino Cremona, mi è sembrato strano non potermi fermare per andare a salutarli", continua. Una testimonianza, durante il viaggio ripreso per Fanpage.it, arriva da Federica Pezzetti, dirigente medico all'Asst di Cremona: "Siamo veramente murati vivi – spiega lei, al telefono con il collega – Qui è un delirio totale dal 21 di febbraio. Il sonno è una cosa strana: a volte ansia pre-sonno, altre volte non ti accorgi di addormentarti. Ma il telefono è la cosa peggiore. Stavolta lo avevo qui davanti e ho visto che eri tu, quindi tutto bene. Ma se ce lo hai alle spalle, è un sobbalzo ogni volta".

"Sono arrivato in giornata probabilmente solo perché le autostrade erano vuote – conclude Lorenzo Bandini – Dopo i primi giorni di lavoro, confermo che l'atmosfera è surreale. Ci sono persone che non ho mai visto in faccia, per via dei dispositivi di protezione individuale che siamo tutti costretti, giustamente, a indossare. Probabilmente, se le incontrassi fuori da lavoro, non le riconoscerei neanche".

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